Lo Zibaldone
Fiction 2.0 di Giulio Mozzi
Fiction 2.0 è il nuovo titolo dato alla raccolta che uscì nel 2001, pubblicata da Einaudi. Questa nuova edizione appare «sfoltita e incrementata» dal suo nuovo editore, Laurana.
Mozzi si rilegge e ripensa il suo lavoro; si nota una forte sperimentazione, già presente nei brani tratti dalla prima raccolta, mescolando generi e tecniche. Con questa originale raccolta, ribadisce il primato d’aver messo al centro dell’opera l’idea stessa di finzione, giocando sul paradosso e sull’equivoco.
In questa edizione aggiornata, Mozzi ha ordinato la raccolta senza svuotarla, anzi. La prima parte del libro è composta di sette racconti, apparentemente ispirati a fatti di cronaca, smentiti poi dagli allegati che li accompagnano, lasciando il dubbio di cosa sia reale e cosa finzione.
Attraverso varie forme letterarie, tra cui la lettera, la commemorazione e la memoriale, Giulio Mozzi parla del morire, tema caro all’autore, stavolta però trattato più come elemento tecnico, formale.
I racconti della seconda parte sono, invece, affidati a eteronimi vari di artisti «creati» da Mozzi con l’amico Bruno Lorin: epico il racconto di Giovanna Melliconi, stiratrice in una lavanderia e pasionaria nella vita, o Carlo Dalcielo, perito chimico ma fotografo per scelta, autore tra l’altro de Trentadue propositi, intervistato ironicamente da Lucio Sorgato (anche lui, invenzione di Mozzi). O infine Mariella Prestante, poetessa erotico-macabra che pubblica i suoi versi su Facebook, uno dei contributi nuovi del libro.
In tanta finzione c’è anche un saggio del (vero) filosofo salernitano Massimo Adinolfi dedicato all’artista immaginario Carlo Dalcielo. Nel mezzo, a dividere le due parti, quella originaria da quella nuova, c’è il monologo Narratology, davvero un’opera nell’opera, davvero interessante.
Un pezzo che, per me, – dice l’autore – costituisce un mistero.
Giulio Mozzi
Fiction 2.0
Laurana, 2018
Pag. 281, Prezzo 15,90€
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