Lo Zibaldone
E’ impossibile rincorrere il vento
di Patrizia Campanella
Questo racconto è stato reso necessario da un’assenza. Quella del suo autore dalla propria terra e città d’origine. Era necessario, legati a Sciabica dallo stesso Don Pietro sullo sfondo, tornare a evocare le emozioni dei luoghi, colori profumi e sapori, ma anche a rimettere in ordine ricordi d’infanzia e mitiche storie domestiche, quelle che non mancavano nelle vecchie famiglie e che sembrano essere state assorbite dalle pareti delle antiche dimore, insieme ai ricordi tramandati delle persone di campagna e di mare che vi ruotavano periodicamente intorno. Ma non è a Roma che si possono evocare i colori di smalto del cielo e del mare dello Stretto, i colori pastello delle facciate antiche, l’odore di sale, di sole e di alghe, i profumi nell’aria e nelle case, i sapori messi a tavola nei piatti, bicchieri, bicchierini e coppe. Bisogna inventarsi un alter ego, bisogna inventarsi un motivo ineludibile per un ritorno, anche se letterario.
Il ‘giallo’ del furto è un pretesto, che permette anche di raccontare – in uno spazio ricavato tra la storia e il mito – di Colapesce e di Federico II di Svevia, Stupor Mundi. Ma è il pretesto per un ritorno virtuale, più facile di quello reale.
Scilla e Cariddi sono i mitici Guardiani dello Stretto. Ma la Rocca di Scilla è lì, salda e visibile, parte integrante della terra calabra, Cariddi è invece il Gorgo malefico e nascosto nel mare, antenato del Maelström di Edgar Allan Poe. La Sicilia non partecipa, assiste. La Sicilia inizia e finisce entro il suo perimetro, la Triscele. I rapporti li tesse e li ha sempre tessuti, sì. Le navi fenicie, le navi greche, le navi romane, le navi spagnole, i postali, i piroscafi, i traghetti portarono, trasmisero, portano e trasmettono. Ma si deve sempre sapere dove si va e da dove si viene. La Sicilia non può essere legata, solo col-legata. Per raggiungerla devi lasciare un’altra terra e devi attraversare o sorvolare il mare. Lo devi solcare, devi sentire l’aria salata sulla pelle, lo devi almeno guardare. E quando parti è la stessa cosa. Nascere in un’isola non è lo stesso che nascere in terraferma. Non si dimentica. Non è meglio né peggio, spesso è più difficile. Ma non si dimentica.
Giuseppe Marchetti Tricamo
E’ impossibile rincorrere il vento
Ibiskos Ulivieri, 2o24
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