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Lo Zibaldone

Dante, San Francesco e San Tommaso

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di Fabio Pierangeli

Nell’anno dantesco non poteva mancare uno studio di Aldo Onorati (consulente del Calendario storico dei Carabinieri e coautore di una interessante intervista per La TASS in Russia, fattagli da Nataliya Nikishkina della Società Dante Alighieri di Mosca). Il titolo è “San Francesco e San Tommaso visti da Dante: una rivisitazione problematica”.

L’introduzione è del curatore della Collana prof. Massimo Desideri; la prefazione è del sottoscritto.

Di che si tratta? E’ una rilettura-commento ai canti XI e XII del Paradiso, che dà a Onorati l’occasione di chiedersi perché mai l’Alighieri, parlando di san Francesco, tralasci molti aspetti del Poverello d’Assisi per mettere in risalto principalmente la sua povertà. La risposta va trovata nei tempi storici in cui visse il Divino Poeta: la Chiesa, vale a dire le alte sfere di Essa, non disdegnavano la ricchezza, per cui stavano nascendo varie “eresie” ispirate al Vangelo della Croce e non della Gloria. Francesco, senza uscire dall’ambito cattolico, scelse di seguire il Vangelo alla lettera, “sposando Madonna Paupertas”. Si attendeva da parte dei credenti una svolta di quel genere. Innocenzo III, Papa illuminato, ne comprese l’importanza e dette a voce l’autorizzazione ai pochi fraticelli di costituire un nucleo operativo. Onorio III, poi, sigillò per iscritto la regola francescana. E siccome Dante faceva parte dei terziari francescani, loda l’azione del Poverello d’Assisi tanto da puntare soprattutto su questo aspetto fondamentale che ha aiutato la Chiesa nella sua “civil briga”. L’altro santo di cui parla il Poeta è Domenico di Guzman, fondatore dei domenicani, di cui faceva parte san Tommaso, il quale aveva tessuto le lodi di Francesco, mentre san Bonaventura incenserà “l’altra ruota della biga”, cioè san Domenico. Ma ad Onorati interessa esaminare, sempre con la sincerità di uno studioso che vuol “vederci chiaro”, i rappporti di pensiero tra il filosofo della Scolastica e l’Alighieri. Il capitolo è densissimo: ripercorre i precedenti teologico-filosofici della Scolastica fino a Tommaso d’Aquino. Il punto è questo: la vexata quaestio fede-ragione, cioè: è possibile comprendere Dio con la ragione o serve la fede? Quale dei due cardini è più importante? Si era cercato di armonizzarli, facendo di ognuno la necessità dell’altro. Dante taglia di netto le due forze, dicendo che la ragione senza la fede non arriva da nessuna parte. Lo dichiara nel III canto del Purgatorio e nelle allegorie delle figure che accompagnano il Pellegrino nel mondo escatologico. Insomma, Aldo Onorati è fuori delle mode, scomodo, ma – guarda caso – molto seguito perché i tempi stanno mutando e quanto sta “sotto il velame de li versi strani” emerge grazie a studiosi come lui e come Massimo Desideri, Giuseppe Prezzolini e Giorgio Bàrberi Squarotti, tanto per citare i nomi più significativi.

 

ALDO ONORATI

“San Francesco e San Tommaso visti da Dante: una rivisitazione problematica”

Società Editrice Dante Alighieri

Roma 2021, pp. 88, E. 8,00 (disponibile anche in e-book)

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