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Anatomia del dolore. Diario di una straordinaria donna qualunque

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Chiara Domeniconi, autrice di Anatomia del dolore. Diario di una straordinaria donna qualunque, edito da SBS Edizioni, ci guida attraverso una profonda riflessione sull’essenza umana, esplorando i confini del dolore e della resilienza. Il libro, che racchiude pagine di emozioni forti e temi universali, è stato selezionato per Casa Sanremo Writers 2025, dimostrando l’importanza delle esperienze intime e personali che sanno parlare a un pubblico più ampio.

Nel suo libro Anatomia del dolore, lei descrive un viaggio molto personale attraverso sofferenze e rinascite.

Qual è stato il motore principale che l’ha spinta a trasformare queste esperienze intime in un’opera letteraria? Il motore è stato un mio pensiero un po’ presuntuoso che deriva da una mia esperienza personale: la solitudine, quella cattiva, maligna, non ricercata fa male, un male da morire. Nella mia solitudine non voluta, durante la sofferenza e la malattia, leggere, ascoltare gli altri mi ha fatto molto bene. Per questo, è per questo motivo che anche io, una volta uscita dalla mia storia, ho voluto donarla agli altri così come ho sentito che gli altri si donavano a me mentre ero io quella che stava male. Uno scambio, un “semplice” scambio di favori nella speranza, appunto, presuntuosa, che possa essere realmente così. Un dare per avere ma per poi aver da dare ancora di più.

La scelta di un titolo così evocativo e diretto suggerisce una forte volontà di esplorare il concetto del dolore in tutte le sue forme.

Come è riuscita a bilanciare questa indagine con momenti di leggerezza o speranza, se ci sono? Nel momento più cupo della mia vita l’ironia è arrivata come una scintilla a illuminare il mio cammino e a aiutarmi a salvarmi la vita. Si vede che non dovevo morire oltre al fatto che è proprio vero che l’ironia è una cosa seria. La serietà della leggerezza, direi. Dicono anche infatti che l’intelligenza ha humour e di questo ne ho avuto le prove su me stessa, con vere e proprie stigmate nel corpo e nell’anima. Insomma credo di essere riuscita a bilanciare le due cose perché ho avuto dimostrazione personale che le due cose non possono essere scisse. E non è blasfemo, ridere del dolore, sulle disgrazie, ovviamente dipende dal modo e dai termini. Può invece diventare terapeutico. Un unico percorso a tappe verso la guarigione e anche la felicità.

Nel diario emerge spesso il contrasto tra fragilità e forza, come se convivessero nello stesso spazio.

Come ha affrontato la sfida di rappresentare queste dualità nella sua scrittura? Così come lo ho affrontato nella vita, con le possibilità che in quel momento mi offriva il mio corpo e la mia mente e la situazione contingente. Con naturalità, umanità. Non potevo fare altro. E avendo capito questo, dopo, che non avrei potuto fare altro che coi mezzi che avevo in quel momento, di forza e fragilità, sono spariti completamente i sensi di colpa e le recriminazioni. Ero io, la donna che stavo diventando. Nessun altro avrebbe potuto fare di meglio o di peggio che me. Io ho dato il mio meglio, ho fatto il massimo. E’ andata bene. Comunque. Sono qua.

Il suo libro è stato selezionato per Casa Sanremo Writers 2025, un riconoscimento importante. Come pensa che Anatomia del dolore possa entrare in dialogo con il pubblico di un evento così prestigioso e quali aspetti del libro vorrebbe maggiormente mettere in evidenza?

Abbiamo sofferto tutti nella vita, solo in modo diverso. Questo è il dialogo, un dialogo.  Vorrei sentirmi dire dalla gente che incontro cosa vorrebbe mettere in evidenza del mio libro, nel caso l’avesse già letto o di sé, del proprio dolore o felicità. Una conversazione diretta ma un po’ al contrario che è appunto l’effetto che vorrei ottenere col mio messaggio, di apertura. Non aver più paura del proprio io sofferente, lasciarlo gridare in coro con quello degli altri. Per questo ho messo il mio in un libro, in “Anatomia del dolore”.

La campagna di promozione del libro è curata da SBS Edizioni & Promozione.

15€

 

 

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