Lo Zibaldone
A tu per tu con Stefano Duranti Poccetti
Stefano Duranti Poccetti è uno scrittore e giornalista classe 1987, collaboratore a diverse testate, come Il Giornale, nella sezione Il Giornale Off, e Sipario, dove cura la rubrica libri, oltre a essere il fondatore e direttore del Corriere dello Spettacolo. Ha pubblicato sette volumi e ben tre sono usciti quest’anno. L’autore ci parla di questo e di altro.
A cura di Mariano Pia
Quest’anno è stato impegnativo per lei dal punto di vista letterario.
In effetti sì, era dal 2016 che non ripubblicavo, quando uscì “Frammenti dalla Senna”. Quest’anno sono usciti ben tre libri: “Frammenti di baseball”, che è una raccolta di brevi brani poetici in prosa che riguardano questo straordinario sport, uscita per Controluna; “Mortali e Immortali”, una silloge di prose liriche pubblicata da Transeuropa, e “Don Chisciotte in frammenti”, una rivisitazione del mito di questo personaggio letterario, edito invece da Prometheus.
“Frammento” e “prosa lirica” sono due parole focali per lei. Cosa significano?
Di norma pensiamo che il componimento poetico debba per forza di cose essere in versi, ma non è detto che questo non possa essere scritto in prosa, come ha spiegato benissimo Enrico Bernard in una recensione-saggio a me dedicata apparsa sulla Rivista di Studi Italiani. Io poeticamente mi esprimo con tale forma, tramite la quale strutturo le opere. Proprio all’interno del “Don Chisciotte in frammenti” è presente il mio manifesto della “Poetica del frammento e della variazione sul tema”, che prevede la realizzazione di un’opera tematica attraverso brevi brani in prosa, rinunciando così alla narrazione lunga. Il “Don Chisciotte” per esempio è proprio così: si racconta una storia, ma lo si fa attraverso piccoli pezzi prosastici, che assurgono a valore poetico.
Non è da tutti scrivere un libro sul baseball, come è nato il volume in questione?
Ho iniziato a giocare a baseball – precisamente a softball, perché è questo il gioco che si pratica, di norma, a livello amatoriale – tre anni fa. Mi sono innamorato di questo sport, grazie a Michele Giommoni, che fu il primo ad accogliermi al campo e farmelo scoprire. Da lì è iniziata una ricerca che si è espansa al campo letterario, cinematografico, artistico (su alessiobaroncini.it trovate molti miei scritti sul baseball e per questo devo rendere merito a Paolo Baroncini), che è infine scaturita nella realizzazione del libro, il quale ha avuto e sta avendo un ottimo successo di critica, visto che ne hanno parlato molti media nazionali, tra cui il Guerin Sportivo, La Gazzetta dello Sport, Il Giornale, La Scena Illustrata, Il Denaro, la Rivista Albatros.
Cosa significa la letteratura sportiva in Italia?
È un genere considerato secondario, anche se scommetto che la cosa cambierà tra pochissimi anni. Vi sono infatti molti autori di valore che si cimentano in questo genere e sono nate altrettante case editrici specializzate, vedi per esempio la 66thand2nd, che sanno veicolare bene il prodotto. All’estero l’importanza che si dà alla letteratura sportiva è maggiore, ma come ho detto anche nel nostro Paese le cose evolveranno. Le persone hanno bisogno di sognare e lo sport spesso più che sogno diventa business. Tramite la scrittura la magia può tornare a vivere!
Cosa significa invece essere scrittori oggi?
Essere scrittori è una vocazione, se si sente di esserlo bisogna seguirla e basta. Come si sente nascere dentro di sé la vocazione di diventare insegnanti, artigiani, medici, giardinieri, si sente anche di essere scrittori. Certo, non possiamo farlo come unico lavoro, a meno che non si ha la fortuna di scrivere un bestseller, cosa che per un poeta è praticamente impossibile. Non basta inoltre saper scrivere, bisogna anche sapersi muovere in questo mondo. Ci sono tanti autori bravissimi, che però, se non hanno la tendenza a mettersi in gioco, rischiano di rimanere sconosciuti. Io invece invito chiunque a mettersi in gioco, perché è molto meglio sbagliare piuttosto di non averci provato… e poi a volte da un errore può nascere una cosa buona. Inoltre, bisogna collaborare tra artisti, collaborare e collaborare, altrimenti non si può emergere!
Perché lei ha cominciato a scrivere?
Non saprei proprio, è una vocazione, come dicevo prima. Ricordo la prima poesia che scrissi. Mi trovavo affacciato alla finestra del mio salotto, da dove vedo lo splendido Palazzo del Comune di Cortona. Avevo quattordici anni e scrissi in quel momento i miei primi versi, benché qualche cosa di più scherzoso l’avessi già abbozzato da bambino.
Progetti per il futuro?
Diciamo che di materiale in questo momento ce n’è anche troppo: ben tre libri da diffondere e cercare di fare conoscere al pubblico, ci saranno quindi sicuramente delle presentazioni, anche se ancora non le ho programmate. Ho inoltre dei manoscritti alla ricerca di editore e un progetto molto interessante che vorrei realizzare con due miei cari amici poeti, dei quali dovete assolutamente leggere le opere, visto che sono davvero di valore: si chiamano Massimo Triolo e Stefan Mocanu. Non voglio comunque svelare di più. Altro progetto è invece con Alessandro Ferri, amico e valido studioso. Anche di questo per ora mi astengo dal dire di più. Tra poco infine mi rimetterò al lavoro insieme a Giuseppe Sanfilippo per organizzare la terza edizione del Premio di Poesia Pier Luigi Galli.
Vuoi fare qualche ringraziamento?
Devo ringraziare Pietro Striano per avere curato l’introduzione di “Frammenti di baseball”. Rendo merito inoltre a Nicola Caldarone per quella del “Don Chisciotte in Frammenti”, come del resto faccio nei confronti di Francesco Solitario e Damiana Rigamonti, per credere in me e avere pubblicato per la loro casa editrice Prometheus il “Don Chisciotte”. Per quanto concerne “Mortali e Immortali”, mi è stata preziosa la collaborazione di Massimo Triolo, che ricordo in questa intervista. È stata Michela poi a ispirarmelo, senza di lei il libro non sarebbe mai nato. Ringrazio, non ultimo, lei, per il tempo che mi ha concesso.
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