Eventi culturali
“Salveremo il mondo prima dell’alba”: al Teatro Vascello di Roma
di LORENZO POMPEO
La compagnia Carrozzeria Orfeo, realtà ormai consolidata nel panorama del teatro italiano (attiva dal 2007, da allora ha prodotto 13 spettacoli, collezionando diversi premi), propone al teatro Vascello di Roma fino al 19 aprile Salveremo il mondo prima dell’alba, spettacolo che offre in circa 150 minuti uno spaccato della società contemporanea, delle sue (poche) virtù e dei suoi (molti) vizi.
La drammaturgia è opera di Gabriele Di Luca (uno dei fondatori della compagnia) che si è avvalso della consulenza del filosofo Andrea Colamedici. In un immaginario centro di riabilitazione/resort di lusso nello spazio si (ri)trovano un milionario imprenditore di farine animali (Sergio Romano) e il suo compagno hippie (Roberto Serpi), un ricco squalo delle fake news (Ivan Zerbinati) col servitore bangladese (Sebastiano Bronzato), una pop star sul viale del tramonto con una forte dipendenza da psicofarmaci (Alice Giroldini) insieme a un coach motivazionale (Massimiliano Setti).
In un serrato scambio di battute i personaggi mettono a nudo le loro debolezze, i fallimenti, i sogni e le aspirazioni, così come le loro meschine rivalità, l’ostentazione cafona del lusso e la più superficiale ricerca del “benessere” a tutti i costi, fenomeni noti, poiché parte del paesaggio della società contemporanea ormai da qualche decennio. A ciò si aggiunge l’Intelligenza Artificiale, una voice-off che ogni tanto viene chiamata in causa, ma che non è in grado di offrire alcuna soluzione al malessere con cui tutti i personaggi, in modo e misura diverse, hanno a che fare. Nemmeno il coach motivazionale, anche lui vittima di un modello di società in grado di proporre solo una condivisione/complicità diffusa del malessere e del disagio, ne è esente.
I dialoghi toccano tutti i “punti dolenti” e controversi del mondo in cui viviamo, in ordine sparso: femminismo, condizione delle donne, omosessualità repressa e non, omofobia, razzismo, sessismo, patriarcato, dittatura dell’industria pop, pericolo del ruolo dell’influencer e del mondo dei social media, atarassia funzionale, apatia relazionale, genitorialità tossica, disinformazione, intelligenza artificiale, big data, estinzione di specie protette, competizione aerospaziale, morti sul lavoro, consumismo, scacchiere dei conflitti tra grandi potenze, minaccia nucleare, corsa alle risorse, cambiamento climatico, progresso feroce, economia predatoria con il piglio, la graffiante ironia tipica della “commedia all’italiana”, genere che nel cinema ha saputo raccontare “l’altra faccia” del boom economico degli anni ‘60 (il termine “tragicommedia” si adatta bene anche a questo spettacolo, nel quale “si ride delle tragedie”).
Lo spettacolo in questione, in tournée dal 2023, rappresenta un’altra tappa di un progetto di “teatro pop” (definizione tratta dal sito della Carrozzeria Orfeo), fatto di drammaturgie originali che trovano ispirazione nell’osservazione del nostro tempo, dove l’ironia si fonde alla tragicità, il divertimento al dramma, in un’escursione continua fra realtà e assurdo, fra sublime e banale, attraverso storie che possono essere lette a più livelli. Mettere al centro di un progetto teatrale la scrittura originale oggi rappresenta già in sé una sfida titanica. Forse già solo per questo lo spettacolo meriterebbe di essere visto. A ciò si aggiunge una buona prova del cast e una intelligente scenografia a cura di Lucio Diana, il quale dispone sulla scena un unico spazio con due cabine per le scene intime, poste ai due lati di una circonferenza di porte aperta sulla sala comune di una capsula spaziale orbitante, adibita a “palestra dell’io”. Uno spettacolo da non perdere.

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