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Graphic Japan. Da Hokusai al Manga
Graphic Japan. Da Hokusai al Manga. dal 20 Novembre 2025 al 6 Aprile 2026, al Museo Civico Archeologico di Bologna. A cura di: Rossella Menegazzo con Eleonora Lanza. Promossa da: MondoMostre con il Settore Musei Civici Bologna.
La mostra in questione non vuole essere semplicemente una rassegna cronologica dell’arte della stampa giapponese, quanto un dialogo vibrante e ininterrotto che copre oltre tre secoli di storia visiva, dimostrando come la modernitĂ giapponese non sia stata una rottura, ma una sorprendente evoluzione della tradizione. Mettendo in evidenza nessi inattesi, i curatori sono riusciti a tracciare il filo rosso che lega i maestri dell’epoca d’oro dell’incisione ai protagonisti della grafica contemporanea.
Il percorso espositivo si apre inevitabilmente con la sua fondazione storica: il mondo fluttuante dell‘Ukiyo-e. Le opere di Utamaro, con le sue sensuali e dettagliate bijin-ga (ritratti di donne bellissime), di Utagawa Hiroshige, con le sue vedute panoramiche e malinconiche, e del maestro Katsushika Hokusai, la cui Grande Onda è diventata icona globale della forza e della sintesi compositiva, stabiliscono un vocabolario essenziale.
L’Ukiyo-e ci mostra la potenza della serialitĂ , della linea di contorno netta e della composizione asimmetrica. Un altro elemento chiave, che costituisce una differenza fondamentale con l’estetica occidentale, è il rapporto intrinseco e immediato con la natura. Mentre nell’arte occidentale la sua visione è mediata attraverso il mito o la cultura (pensiamo alle divinitĂ classiche o alle allegorie), l’estetismo giapponese si ispira direttamente ai suoi fenomeni (la fragilitĂ del fiore di ciliegio, la forza implacabile dell’onda, la quiete della neve), qualitĂ che furono colte anche da artisti europei, come Claude Monet e Vincent Van Gogh, che ne furono profondamente influenzati.
Il momento di transizione piĂą affascinante, e forse il cuore concettuale dell’esposizione, è rappresentato dagli esperimenti di SĹŤfu Teshigahara (1900-1979). Fondatore della scuola di Ikebana SĹŤgetsu, Sofu è stato un pioniere nel liberare l’arte della calligrafia (ShodĹŤ) dalle sue rigide convenzioni grammaticali, trasformandola in arte astratta e azione performativa.
Osservando le sue composizioni a inchiostro su larga scala, l’influenza e il nesso con l’Action Painting americana (e in particolare con la gestualitĂ di Jackson Pollock) divengono palesi. Sofu non abbandona la tradizione del pennello; la distende, la amplifica. Il gesto, pur mantenendo l’intrinseca disciplina della tradizione calligrafica giapponese, si carica di energia psicologica ed esistenziale. L’artista dimostra così che la tecnica millenaria della calligrafia è perfettamente in grado di interagire con le avanguardie occidentali.
Ma è a partire dalla fine degli anni ’70 che il legame con l‘Ukiyo-e e l’esperienza del gesto liberato di Sofu trovano una sintesi feconda nella grafica contemporanea giapponese. I maestri moderni, pur lavorando con tecniche diverse (dalla serigrafia alla litografia, fino al digitale), dimostrano una fedeltĂ sorprendente ai principi fondamentali della tradizione: la cura ossessiva per il dettaglio, l’equilibrio tra spazio pieno e spazio vuoto e l’efficacia immediata della composizione.
Graphic Japan non è solo una lezione di storia dell’arte, ma un’esortazione a vedere le creazioni dei designer, i manga, gli anime e gli artisti giapponesi ormai celebri in tutto il mondo, come il frutto di una lunga tradizione.
(Lorenzo Pompeo)


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