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Woodstock a Milano
Beat, hippy, musica e molto altro raccontati da Ernesto Assante. Con l’autore dialoga Franco Bolelli.
Lunedí 19 novembre – ore 18.30 presso la Libreria Mondadori Bookstore – Galleria Vittorio Emanuele II 11, Milano.
Woodstock è stato un sogno, un mito, un’esagerazione, una realtà, una leggenda: tutto questo e molto altro ancora. Non solo un festival, ma “il” festival. Partendo dalla pubblicazione del libro Woodstock ’69- La rivoluzione del Rock and Roll – edito da White Star -, il giornalista Ernesto Assante racconta il Festival di Woodstock a quasi cinquant’anni di distanza.
Un incontro in cui il dialogo tra l’autore e Franco Bolelli fa emergere il racconto di un mondo intero – il mondo nel 1969, con la sua storia e la sua geografia – e la celebre cultura hippie con le sue idee, i suoi filosofi, i suoi eroi. Punto comune dei due è dato dalla musica di quegli anni formidabili: la chitarra psichedelica di Santana, la voce ipnotica di Joan Baez, il leggendario inno americano di Jimmi Hendrix, divenuto l’emblema di una protesta epocale. Non solo un raduno della controcultura degli anni Sessanta, ma il punto più alto di un progetto, non scritto, per dimostrare che la società e le sue regole potevano essere cambiate. E soprattutto il principale raduno rock della storia, l’inizio di una nuova era per la musica. Alcuni pensano che sia una leggenda, ingigantita dalla memoria, resa colossale dal film. Altri oggi ritengono che sia stato un festival come tutti gli altri, anzi … peggio degli altri: c’era un mucchio di fango, nulla funzionava, l’impianto audio a causa della pioggia spesso era più portato verso i fulmini che verso l’amplificazione, la gente non aveva da mangiare e da bere e tutto, davvero tutto, era fuori controllo. Invece a Woodstock è successo realmente qualcosa di “magico”: si è creata la “Woodstock Nation”, come la chiamò Abbie Hoffman, abitata da un popolo che desiderava una vita diversa, una società diversa, un mondo diverso. Una nazione senza bandiera, senza inno, un popolo senza radici se non quelle piantate nella terra della libertà. Ma un popolo con ideali, sentimenti, passioni, un popolo in grado di vivere per tre giorni in condizioni impossibili, ascoltando musica fantastica, senza regole, senza polizia, senza denaro.
Nel volume si trovano interviste esclusive ai protagonisti di quei giorni corredate da un ricchissimo apparato di fotografie. L’obiettivo è quello di spiegare come e perché, nell’agosto del 1969, 500 mila persone da tutto il mondo si sono accampate nei prati di Bethel, sotto la pioggia, per tre lunghissimi giorni di musica, trasgressione e libertà. Tre giorni che hanno cambiato la storia del rock e un’intera generazione.
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