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Lo Zibaldone

Wonderland

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di Deborah Righettoni

Wonderland è una terra di racconti meravigliosi, narrati con i più potenti e diversi mezzi di comunicazione ad un pubblico sempre più desideroso di ascoltarli. Wonderland  – La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd di Alberto Mario Banti, storico e insegnante all’Università di Pisa, è un saggio che racconta il viaggio e la nascita della cultura mainstream e della sua contronarrazione.

Nel 1933, il primo cortometraggio di successo della Walt Disney,  I Tre Porcellini, dà il via alla diffusione di una cultura di massa egemone, che ha come fine il racconto morale. Questo territorio è costituito da mezzi di comunicazione diversi – radio, fumetti, film, musica – , ma ha un’unica struttura manichea e paranoica; una comunità felice, minacciata da un nemico – che può essere rappresentato da un indiano, un alieno, un virus e anche da un lupo cattivo – e un eroe che salva tutti. Questi racconti seguono uno schema ben preciso; l’eroe  sembra sempre che debba soccombere – tecnica del cliffhanger – , ma qualcosa o qualcuno interverrà a suo favore. E hanno anche un elemento costante, la spinta ottimistica che porta la vicenda al lieto fine. Finché, nel 1955, a San Francisco, un gruppo di poeti organizza la lettura pubblica di Howl di Allen Ginsberg, un poema difficile sia per la struttura del verso “libero e guidato da associazioni visionarie”, che per i temi affrontati. Una poesia che affronta argomenti tabù nella società americana degli Anni Cinquanta,  come la droga e l’omosessualità. Il panorama culturale inizia a cambiare. Ed ecco che nascono le storie amorali, che sovvertono l’immagine della “home” e dell’ “happy end” e che si diffondono sia nel cinema (si pensi a film come Bonnie e Clyde o Butch Cassidy) che nella musica (si pensi alle parole di Hey Joe di Jimi Hendrix), storie che raccontano di gente ai margini, storie che non giudicano e non vogliono insegnare, mentre la cultura mainstream continua ad essere diffusa con facilità.

Banti, con una scrittura piacevole, ripercorre la nascita della cultura di massa e delle sue parallele controculture, spiegando ciò che sta dietro ai prodotti che i media, ormai da oltre un secolo, ci propongono.

Tra tutte le arti, è la musica, il blues in particolare, ad essere considerato come il precursore di tutta l’altra faccia della cultura, quella sotterranea e che stimola il fruitore. Ed è per questo che il libro andrebbe letto con Youtube o Spotify alla mano; è attraverso la musica e i testi delle canzoni che Banti racconta la storia sociale contemporanea degli Stati Uniti dagli Anni Venti fino alle soglie del 2000, evitando, in questo modo, di addentrarsi nel complicato mondo del digitale.

 

Alberto Mario Banti

Wonderland

La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd

Laterza, 2017

pp.608. Euro 29,00

recensione pubblicata su Leggere.tutti N° 118 Gennaio/Febbraio

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