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Interviste

What Women Want

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L’intervista e la rivista sono mera invenzione. I ragazzi della III A hanno realizzato questo lavoro nella convinzione che chi ha perso la propria vita nel tentativo di sovvertire un sistema malato e corrotto, credendo nel valore della verità, viva per sempre. È stato il loro modo di rendere onore alla giornalista Daphne Caruana Galizia, morta nel tentativo di portare alla luce verità scomode e a Malala Yusafzai, il più giovane premio Nobel per la pace per il suo costante impegno in difesa della lotta per i diritti delle donne e in modo particolare per l’istruzione.
Questo progetto è stato realizzato dai ragazzi della III A ITA dell’I.I.S. “Q. Cataudella” di Scicli: Allibrio Ivan, Buscema Pierangelo, Causarano Marco, Cottonaro Giuseppe, Guastella Giuseppe, Occhipinti Bastian, Padua Giuseppe, Portelli Anita, Santangelo Bartolomeo, Susino Damiano, Ventura Gianmarco
coadiuvati dalle docenti, Professoresse Marcella Cinconze e Marta Galofaro.

Malala, sappiamo che nel tuo paese hai subito un attentato dai talebani. Cosa ti ricordi?
Ho ricordi abbastanza confusi. Io e le mie compagne eravamo salite sul pulmino che ogni giorno ci portava a scuola. A meno di duecento metri da un posto di blocco un ragazzo ha fermato l’autobus e ha chiesto informazioni su alcune ragazze. Nel frattempo un altro uomo è salito dietro e ha chiesto chi fossi, le mie amiche hanno pensato si trattasse di giornalisti che volevano intervistarmi e senza rispondere hanno rivolto lo sguardo verso di me. A quel punto l’uomo ha tirato fuori una Colt 45 e ha esploso tre colpi. Uno mi ha ferita alla testa.

Perché credi abbiano attentato alla tua vita?
I talebani sono contro i diritti delle donne, non vogliono che abbiano un’istruzione ed io volevo per il mio paese un cambiamento sociale e politico. Avevo anche cominciato a parlare nei comizi a favore dell’istruzione femminile e contro tutti quelli che, come i talebani, vorrebbero tenerci chiuse in casa. Mi capitava spesso anche di parlare con giornalisti stranieri. Per fortuna un’idea non si uccide eliminando l’ideatore.

Cosa diresti oggi ai tuoi attentatori? Ti vendicheresti?
Ho pensato molto ad un agguato nei miei confronti prima che avvenisse e a come avessi potuto reagire. Forse mi sarei tolta una scarpa per picchiarlo, ma ho capito che così non ci sarebbe stata differenza fra me e lui. Forse se ne avessi avuto il tempo gli avrei detto: “Va bene, sparami pure, ma prima ascoltami. Quello che stai facendo è sbagliato. Io non ho niente contro di te. Voglio semplicemente che tutte le ragazze vadano a scuola.”

Cosa si propone il Malala Found?
Il Malala Found è un’organizzazione internazionale senza fini di lucro che lotta per il diritto all’istruzione delle donne con l’obiettivo di garantire loro almeno dodici anni di istruzione gratuita, sicura e di qualità. Ultimamente, nel 2017, il Malala Found, grazie alle nuove sovvenzioni, ha incluso un progetto in terra afghana per sostenere il reclutamento e la formazione degli insegnanti e anche in Nigeria per gli attivisti locali perché promuovano l’istruzione pubblica dai nove ai dodici anni. Lo scorso anno, Apple Inc. ha collaborato per finanziare l’espansione in India e America Latina e fornire tecnologia, assistenza curriculare e ricerca politica per più di 100.000 ragazze. Oggi sempre più persone fuggono dal proprio pae- se a causa delle guerre, della povertà e della violazione dei diritti umani, per cercare condizioni di vita migliori.

Anche tu sei una rifugiata, cosa senti di dire a chi rifiuta di accogliere questa gente in difficoltà?
Resto sconvolta quando vedo così tante persone dare per scontata la pace. Io sono grata ogni giorno di poterla vivere. Non per tutti è possibile. Milioni di uomini, donne e bambini, vivono quotidianamente la guerra. La loro realtà è fatta di violenza, di case distrutte, di vite innocenti perdute. E la loro unica possibilità per sopravvivere è partire. Ѐ scegliere di diventare rifugiati. Non c’è alternativa. Ad ogni rifugiato manca la propria terra, anche a me. Quando Moniba, la mia migliore amica, mi parla delle feste nello Swat vorrei tanto essere là. Ѐ difficile vivere lontano da casa in una cultura diversa. Ho ancora la speranza di tornare nello Swat e rivedere le mie amiche, i miei insegnanti e la mia scuola e la mia casa. Se potessimo scegliere rimarremmo nel nostro paese.

Cosa possono fare i leader mondiali per difendere i diritti delle donne?
Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’ istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. C’è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli uomini a difendere i loro diritti. Ma questa volta lo faremo da sole. Non sto dicendo che gli uomini devono smetterla di parlare dei diritti delle donne, ma il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere per se stesse. Ѐ il momento di alzare la voce invitando i leader mondiali a cambiare le loro politiche a favore della pace e della prosperità. Chiediamo ai leader mondiali che i loro accordi servano a proteggere i diritti delle donne e dei bambini. Accordi che vadano contro i diritti delle donne sono inaccettabili.

Per concludere ti chiedo se vuoi mandare un messaggio particolare ai nostri lettori.
Ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere. Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord del Paki- stan, abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio”La penna è più potente del-la spada” dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Ed è per questo che uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società. Ricordo che c’era un ragazzo della nostra scuola a cui un giornalista chiese: “Perché i talebani sono contro l’educazione dei ragazzi?”.  Lui rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e disse: “I talebani non sanno che cosa c’è scritto in questo libro”. Cerchiamo dunque di condurre una costante lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti: un bambino, un insegnate, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione.

Ti ringrazio per il tempo che ci hai concesso e per i messaggi che hai mandato.
Grazie a te.

D. C. G.

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