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Vivere per sempre. Scenari della nuova immortalità

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di Francesco Roat

(Aspiranti) centenari di tutti i Paesi, unitevi!

Potrebbe essere questo ‒ chiedendo venia a Marx ed Engels ‒ lo slogan di una nuova rivoluzione, non più proletaria ma pur sempre a vocazione planetaria e tendente non già a sconfiggere il capitalismo, bensì la morte. Sì, avete inteso bene. È quello che auspica un testo a più voci intitolato per l’appunto: Vivere per sempre. Scenari della nuova immortalità. Quando nella vetrina di una libreria m’è apparsa la copertina di questo libro stentavo a credere ai miei occhi, però, avutolo fra le mani ho potuto constatare che non d’un romanzo di fantascienza si trattava ma di una serie di saggi/articoli su una tanto antica quanto nuova utopia: quella di esorcizzare l’exitus ovvero, in parole povere, il sogno di non morire più.

Fin dai tempi dell’epopea di Gilgamesh (risalente a circa 4.500 anni or sono) gli uomini auspicano di poter raggiungere l’immortalità. Ma nel nostro terzo millennio dopo Cristo il mythos si è trasformato in logos, il racconto fantasioso e immaginifico è divenuto autorevole discorso scientifico. Da come possiamo leggere nella prima pagina di questo trattato, infatti, l’opinione di non pochi studiosi sembra essere ormai quella di credere che: “la biologia è diventata la tecnologia migliore a cui affidarsi per sconfiggere la morte”.

Qualche pagina dopo siamo già a quanto viene definito: “un primo passo verso l’immortalità”, che poi sarebbe giusto l’incominciare a: “pensare di essere più giovani rispetto a quanto dichiara la data di nascita stampata sulla nostra carta d’identità”; poiché sentirsi vecchi o più vecchi della nostra età favorirebbe un’ampia probabilità di morire prima di chi non si sente anziano o di sviluppare anticipatamente patologie legate all’invecchiamento. E riguardo a ciò si può ben essere d’accordo. Come sul fatto che in un prossimo futuro potrebbe venir creato un algoritmo in grado di predire quanto vivremo, nella speranza che la medicina ci consenta di aumentare il numero di anni/decenni che riusciremo a campare in discrete condizioni di salute.

Tuttavia il tema si fa inquietante quando leggiamo che i cosiddetti “immortalisti digitali” (sic) stanno tentando di creare il modo: “per riversare il contenuto del cervello in un software”. Ma questo è ancora poca cosa. Altri giocatori in campo nella ricerca dell’elisir di lunga vita sarebbero i crionicisti: volti a conservare a temperature bassissime i nostri corpi nell’attesa fiduciosa che in un prossimo futuro essi possano venir rianimati e risanati. Gli estropisti: convinti che i progressi scientifico-tecnologici consentiranno un domani di “vivere per sempre”. I transumanisti: sorta di biohackers di se stessi che confidano di poter potenziare sempre più i loro organi, facendo ricorso ad impianti/innesti ed altre protesi bio-tecnologiche onde superare di molto gli attuali limiti fisici e mentali. E infine i singolaritiani: sostenitori del mind/brain uploading ossia del trasferimento della mente/memoria in un computer, onde evitare vecchiaia e decesso.

Comunque la si pensi e speri, quando ho letto il titolo dell’ultimo capitoletto del libro: “Riusciremo a vivere abbastanza a lungo da poter vivere per sempre?”, pur tenendo conto che si trattava di una proposizione interrogativa e non di una vera e propria affermazione, confesso che ho preferito lasciar perdere le due ultime pagine. Apprezzabilissima la fiducia nelle terapie geniche, nella futura farmacologia o nella futuribile riprogrammazione delle cellule staminali, ma una cosa è auspicare/sognare una vecchiaia ultracentenaria, altra ipotizzare per un essere umano l’immortalità.

Bisogna fare molta attenzione alle parole che si usano. Nemmeno gli astri sono eterni. Se invece di fantasticare intorno ad un’esistenza senza fine pensassimo a come invecchiare in modo ottimale, magari facendo attività fisica, mangiando meno e meglio, evitando eccessi alcoolici e fumo, forse sarebbe più auspicabile. Bisogna pur dire che nel libro si accenna a tutto ciò. Ma l’attenzione è purtroppo rivolta a ben altro: ad una riformulazione ossessiva del mito dell’eterna giovinezza, incentrato su un’illusoria ricerca dell’immortalità. Mito che ‒ oggi come un tempo ‒ è e rimane discorso chimerico, fuorviante o forse peggio ancora: alienante.

Sputnik Futures

Vivere per sempre. Scenari della nuova immortalità

Il Saggiatore, 2021

pp. 216, euro 25,00

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