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Vita ordinaria di una donna di strada
di Claudio Damiani
“Questa è la storia di una puttana, il suo nome è Nadia, una che ha dovuto imparare ad ascoltare per riconoscere le voci che si avvicinavano nell’oscurità”, così comincia il breve corsivo che precede il nuovo romanzo di Maria Pia Ammirati, Vita ordinaria di una donna di strada (Mondadori). Nadia è ubbidiente, non reagisce, non si ribella perché sa che è inutile, che è una schiava fin dalla nascita, già dalla famiglia di origine abbrutita dalla miseria e dall’ignoranza, da una durezza e anaffettività integrali. Viene in mente, leggendo questo romanzo, un racconto famoso di Verga, Rosso Malpelo. Perché anche Nadia, la protagonista del romanzo, come Rosso Malpelo, il piccolo minatore del racconto verghiano, vive in un inferno. Ossia la realtà che Verga e Ammirati raccontano è una realtà estrema, tutti i personaggi sono cattivi, non ce ne è neanche uno buono. Sono tutti diavoli, e nessun rapporto umano può esserci tra il protagonista e i diavoli.
Solo con un personaggio, in ambedue le storie, c’è un rapporto umano, anche se primitivo, e in entrambi i casi sono compagni di sventura e schiavitù (il piccolo Ranocchio nel racconto e la prostituta Irina nel romanzo), destinati peraltro a soccombere presto e a lasciare il protagonista nella solitudine più nera e insostenibile.
Ambedue i personaggi cercano, seppur nell’ignoranza che non può nominarli, e quindi conoscerli, i propri sentimenti. Ma i sentimenti non sono innati come le sensazioni, ma si imparano nella lingua, nella letteratura, nella cultura.
Il lettore andando avanti nel racconto avvincente, incontrando un nuovo personaggio pensa: ecco questo forse è buono, aiuterà il protagonista, metterà in crisi l’inferno. E niente, anche quello è cattivo.
Nadia nasce in una campagna a nord di Bucarest, in un ambiente estremamente povero, senza cultura, con genitori e familiari per di più duri e anaffettivi, che non è molto diversa dalla campagna siciliana ottocentesca delle zolfare e dei carusi. Malpelo è un bambino schiavo delle miniere, Nadia una prostituta schiava dell’Europa di oggi, tra Romania e Germania.
Ammirati ci vuole dire: anche oggi, e nemmeno tanto lontano, anzi molto vicino, esiste l’inferno. E è un inferno ordinario. Ce lo dice con un romanzo che scorre fluido e avvincente, ma dalla prima all’ultima parola è un grido.
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