Lo Zibaldone
Viola, vertigini e vaniglia
Monica Coppola è una giovane scrittrice torinese. Abbiamo fatto una chiacchierata chiedendole di raccontarci il suo ultimo romanzo, “Viola, vertigini e vaniglia”, pubblicato dalla casa editrice Booksalad.
“Viola, vertigini e vaniglia” è il tuo romanzo d’esordio e ha conquistato da subito le simpatie del pubblico, schizzando in pochi giorni ai vertici delle classifiche di vendita di Amazon. Quali pensi siano gli ingredienti “speciali” del tuo libro?
M. Credo che i lettori si siano innamorati prima di tutto della protagonista del romanzo, Viola, una giovane donna in cui è facile riconoscersi. È verosimile, non rispecchia alcun ideale di perfezione: la frangetta perennemente spettinata, la testa piena di sogni imbevuti d’inchiostro, un lavoro precario in un call center, un’amica appena rientrata da New York decisa a movimentarle giorni e notti e una famiglia “floreale” piuttosto ingombrante con una madre che, troppo spesso, la fa sentire inadeguata. Ma la sua vita prende un ritmo diverso quando, inaspettatamente, riceve e una proposta di lavoro da un editor che profuma di borotalco che ha deciso di puntare su di lei e… su un tacchino!
Ed è qui che Viola sente le prime vertigini, quelle che ti fanno girare la testa, perdere l’equilibrio. Quel turbinio che scompiglia tutto, che capovolge i piani. E tu non sai “se saltare o no”…
Viola incarna quindi i sogni e le difficoltà di ciascuno di noi. Ma quanto c’è di te nel suo personaggio?
M. Con Viola condivido la passione per l’inchiostro, il carré, i concerti e i Peanuts. E ovviamente una caos-dipendenza. Come lei credo tenacemente nei sogni, in quella forza propulsiva che ti dice che non è mai finita finché si è animati da una passione. Basta nutrire quella scintilla e impedire che si spenga. Spingere i sogni fuori dal cassetto e farne aquiloni, liberi con cui colorare la realtà. Perché la vita è imprevedibile e può accadere che davvero i desideri prendano il volo. In comune con Viola ho anche quella voglia di non prendersi troppo sul serio e sdrammatizzare i giorni da “pessimismo cosmico” con una risata liberatoria. Magari scatenandosi a un concerto o con un bell’aperitivo sul piumone come quello di Viola e Emma. Perché essere autoironiche fa sempre bene. Come si dice, e si dice bene, “Una risata ci salverà”.
Spiegaci un po’ il titolo, “Viola, vertigini e vaniglia”. Abbiamo intuito il significato delle prime due parole, ma perché “vaniglia”? C’è un rapporto particolare nel romanzo con il cibo?
M. In effetti è un libro che solletica l’appetito. Mi ricordo una mail della mia editor Gessica Franco Carlevero che, rileggendo un capitolo di Viola, ambientato in un Capodanno nelle valli di Lanzo, mi scrisse che le era venuta una voglia irrefrenabile di pandoro farcito alla crema: peccato fosse pieno agosto! E anche Silvia Comparin, la blogger che ne ha curato l’introduzione, ha scritto che è un romanzo che “si legge e gusta a strati come un dolce”. Il cibo si è amalgamato al romanzo in modo naturale, decorando le emozioni dei personaggi. E così Il Marmellata Day diventa un ricordo d’infanzia, le piadine troppo farcite di Emma sono un surrogato per saziare le farfalle nello stomaco, la pasta “fatta in casa” da zia Dalia diventa nutrimento ed energia per una Viola smarrita, le meringhe alla vaniglia scatenano la sua allergia e mettono in moto una serie di conseguenze imprevedibili. Ma ci sono anche le crepes dal diametro perfetto dell’impeccabile antagonista, la cugina Matilde, che si contrappongono alle torte grumose e immangiabili di Viola, che ai fornelli è un disastro. Almeno fino all’incontro con Alex, un cake design di montagna in cui inciampa durante un’imprevista gita natalizia. Ma non sveliamo troppo…
A quale modelli narrativi ti sei ispirata?
M. Ho rivisitato il modello del Chick-lit: niente super bellone, niente uomini Harmony. Sono vite prese in prestito dalla realtà: uomini e donne della porta accanto, con i loro desideri e limiti, pregi e difetti. Persone più che personaggi. Siamo dentro a un romanzo “viola”, un colore più deciso del rosa, come la protagonista. Viola con la sua lotta tra il dover fare e il voler fare diventa un simbolo per il lettore, un incoraggiamento a essere felice, a fare spazio nel cuore. Il centro della narrazione non è solo la storia d’amore, ma soprattutto l’evoluzione di questa giovane protagonista dalla vita incasinata. La sua tenacia nell’inciampare in desideri sbagliati, farsi un male atroce e poi ritrovare il coraggio di soffiare sul ginocchio sbucciato e andare avanti. Più veloci e forti di prima. Ricominciare anche se, ad un passo dal traguardo qualcosa ti hanno spinto indietro fino al via. Perché poi, quando meno te lo aspetti, la stella danzante la trovi davvero.
Sei impegnata in un tour di presentazioni e il prossimo appuntamento è previsto per sabato 13 febbraio alle 17.00 a Torino, presso Le Chicche Atelier. Altri progetti in cantiere?
M. Sì, sabato 13 febbraio festeggiamo a Torino un San Valentino “in viola”, a cui siete tutti invitati. Poi il 25 febbraio alle 21,00 ci sarà un “aperilibro”, organizzato dal Gruppo di Lettura di Carmagnola in cui Viola inaugura la Rassegna di Letture al Femminile. Si mangia, si beve e si ride grazie alle letture degli attori che danno vita alle pagine del romanzo. Una bella serata!
Quanto ad altri progetti, ne ho in cantiere due molti belli. Il primo, un’antologia di quattro racconti, appena pubblicata da Arpeggio Libero, dal titolo “4 petali rossi frammenti di storie spezzate”. È un progetto sociale a cui tengo molto realizzato con altre tre autrici e patrocinato dal Befree. Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto alla casa delle donne nella Marsica (se desiderate sostenere il centro, questo è il link dell’acquisto http://www.arpeggiolibero.com/lista-categorie/racconti/4-petali-rossi.html).
Per la casa editrice Booksalad abbiamo invece in “cottura” un progetto a nove mani in collaborazione con altre otto bravissime autrici, che sarà sfornato al Salone del Libro di Torino 2016. La mia prima esperienza di autrice e curatrice. Una grande emozione, un team di donne dalle penne dolci, piccanti, raffinate, ironiche. Vi anticipo il titolo per mettervi l’acquolina in bocca: “Dai un morso a chi vuoi tu: storie d’amore per appetiti formidabili”. E poi c’è anche il mio blog in cui potrete trovare racconti e novità sulle presentazioni, http://violavertiginievaniglia.blogspot.it/.
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