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Poesia

Víctor Rodríguez Núñez, Il quaderno del topo muschiato

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di Augusto Ficele

Se si volesse individuare una traccia della poetica di Núñez bisognerebbe leggere gli ultimi versi di una sua poesia intitolata a Royal Rhodes: «briciole di canzoni natalizie / riscaldate a piè di neve / una colazione da soli con la macchina / questo realismo ermetico». Poesia per immagine, con l’autore cubano, di recente vincitore del prestigioso premio di Poesia Città di Pescara – Sinestetica, si comprende appieno che la realtà accolga relazioni oscure al di fuori del terreno apparente degli occhi. La raccolta di Núñez è tormentata da un’equazione tutta personale che ordina i versi secondo una visione divinatoria del mondo. Metafora e metonimia sono elementi che sgusciano dal quotidiano al fine di spiazzare il grigio dei giorni: «il sole esce da un bavero del cappotto / la luna ritorna dal camino / il resto lo fa la pioggia / con la sua densa soluzione connettiva / l’ananas e il fenomeno / l’essenza e il cipresso concordano / davanti alla tua nudità la luce si nasconde / l’ombra si rivela come pelle / nell’angolo celeste impauriti / cani che nessuno può separare». La sua poesia appartiene a quel bagliore magico che illumina a tratti per poi scomparire. La luce si manifesta solo per rendere protagonista l’ombra. Lo slancio a volte si rivela mistico, il piano abissale è attuabile nella misura in cui il reale si altera: «guardi fisso il nulla lo desiderano / le tue ossa insorte / che neppure un tempo da cane / ha potuto pulire […]». L’autore, sapientemente influenzato da Char, Cisneros e de Gongora, ha studiato la centralità della sparizione, e ne riconosce la sua forma più profana: «la morte che si guarda di sbieco / quando nessuno la vede».

Víctor Rodríguez Núñez

Il quaderno del topo muschiato

pp. 106, euro 10,00

Taut Editori, 2020

 

 

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