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Vetrina. Quale verità si nasconde sotto la superficialità di oggi?

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di Francesca Scaringella

Sono storie a volte crude a volte tenere quelle che vi vogliamo presentare in questo inizio d’autunno, che hanno la volontà di scavare quella superficialità che nasconde la verità. Mentre il sogno americano viene sgretolato da autori statunitensi stessi, con storie che rimandano all’acqua come elemento dove tutto ha inizio e allo stesso tempo fine, gli scrittori italiani che abbiamo scelto per voi raccontano invece le nostre tradizioni, da dove veniamo e la forza con cui abbiamo combattuto per risollevarci dalle tragedie che all’inizio del ventesimo secolo hanno colpito noi e il mondo. Quel periodo in cui non ci è stato regalato nulla se non con sacrificio e nel quale l’elemento della terra ha dato forza al nostro popolo. Infine, vi proponiamo una favola moderna perché sognare è la prima mossa che ci rende capaci di cambiare.

 

Sue Ellen, Jinx e Terry. Tre ragazzini nel Texas della Grande Depressione. Un’esistenza già segnata da tante cicatrici dell’anima. Eppure il loro sguardo candido, la loro purezza in un mondo fatto di brutture li aiuterà a trovare una strada, tenteranno di cercare un’altra via che non sia quella della rassegnazione al proprio destino. Joe R. Lansdale in Acqua buia, tradotto da Luca Conti e Chiara Ujka, con gli occhi di Sue Ellen, narra la durezza degli adulti e l’innocenza perduta dei ragazzi, le discriminazioni e le prevaricazioni, ma anche la debolezza umana che blocca in eterno le persone. Con tono ironico, e sferzate di umorismo, i ragazzi trovano in loro la forza di cambiare dopo l’assassinio di May Linn, l’unica che sognava una vita diversa, una vita da star a Hollywood. Il fiume Sabine, il regno dei serpenti, li accompagnerà nella loro avventura con le acque piene di misteri e con sponde che accolgono Skunk, una creatura terribile, che si dice venga in aiuto di chi deve uccidere qualcuno, nessuna sua vittima predestinata è mai riuscita a sfuggirgli.

 

Anche nel Maine degli anni ’90 si infrangono i sogni di una ragazza in acque torbide. Sta tornando indietro da un esclusivo party nell’auto di un importante senatore statunitense. Devono raggiungere la terra ferma con un traghetto, ma l’auto sbanda e finisce nelle acque dell’Indian River. Acqua nera di Joyce Carol Oates, tradotto da Maria Teresa Marenco, è la cronaca di quei momenti che separano la giovane Kelly Kelleher dalla morte. È il viaggio che noi facciamo insieme a lei negli abissi profondi di un’acqua che la porta via per sempre. Il ricordo della sua esistenza e del perché in quell’attimo si trova dentro quella macchina è il filo conduttore che punta il dito contro un certo mondo della politica e del potere. Da ricordare infatti che l’incidente è realmente accaduto, con il senatore illeso e la ragazza di ventisei anni morta. Un fatto che negli Stati Uniti fece scandalo e che creò molte polemiche.

 

Di nuovo uno sguardo disincantato presenta un’isola del New England, luogo in cui l’alta borghesia americana passa le sue estati. È in una bellissima casa che la famiglia Van Meter trascorre ormai da vent’anni le villeggiature estive. Questa volta poi sta per accadere un grande evento come il matrimonio di Daphne, la primogenita della famiglia figlia di Winn e Biddy. La grande dimora sopra una collina è lo scenario in cui il gran via vai dei preparativi prendono corpo, con Winn contrariato dal frastuono, ma ben disposto verso l’unione della figlia. Ma c’è qualcosa che comunque lo turba, forse la presenza di una sua ex ormai sposata a uno dei membri della commissione del club di golf più esclusivo dell’isola che ancora non lo accetta se non come ospite. Oppure è la damigella della sposa, giovane, conturbante ragazza che lo ammalia con abitini provocanti e falsamente indifferenti? Festa di nozze, opera prima di Maggie Shipstead, con traduzione di Lucia Olivieri, racconta quel mondo elitario, freddo, totalmente distaccato dal resto del mondo che si infrange sotto gli occhi dei suoi protagonisti a causa di impulsi che dovrebbero essere sopiti e che invece rischiano di prevaricare su quella piccola fetta di mondo.

 

Torniamo in Italia e troviamo anche qui una collina, precisamente il Rossarco, un’altura della Calabria dove soffia incessantemente un vento impetuoso. Qui si sono cementate le radici della famiglia Arcuri. L’opera di Carmine Abate,  La collina del vento, che prende il nome proprio dal Rossarco, narra la saga di questa famiglia che come simbolo di se stessa ha la sua terra salda e misteriosa. Vincitore dell’ultima edizione del Premio Campiello, Abate intreccia la storia degli Arcuri con quella del nostro Paese. Ripercorriamo i tempi passati e le nostre tradizioni, partendo dalla prima Guerra mondiale. La Calabria dell’autore è una terra solida e orgogliosa, nella quale i suoi contadini fieri non si lasciano intimorire dalla malavita che incombe e vivono intensamente nel segno dei valori da loro condivisi.

 

 

Anche un altro libro ora in libreria narra le nostre radici. Sono i primi anni Quaranta, la guerra non è ancora finita e Sveva Casati Modignani tra Milano e Trezzano sul Naviglio racconta la sua storia che ripercorre anche quella di gran parte degli italiani dell’epoca. Il diavolo e la rossumata è quindi la sua prima autobiografia che lega gli episodi che compongono il testo attraverso le ricette culinarie della sua terra. Ciò che accade e che viene raccontato porta inevitabilmente con sé emozioni e sapori rievocati attraverso il cibo. E così grazie ai suoi ricordi, la memoria di un Italia che è stata si può gustare in tavola ravvivata da aneddoti e commenti della scrittrice.

 

 

 

 

Per concludere vi consigliamo anche un romanzo del genere chick lit, Via Chanel n.5 di Daniela Farnese. L’autrice mescola tutti gli ingredienti del genere e sforna un racconto frizzante e divertente che vi farà sorridere. Coco Chanel è il mito di Rebecca ed è la personalità della celebre stilista che guiderà le scelte della ragazza. Arrivata da Venezia a Milano per seguire definitivamente il suo amore, Rebecca rimane inaspettatamente da sola, lasciata dal fidanzato, con un nuovo lavoro e una nuova città in cui ambientarsi. Ma cosa avrebbe fatto Madamoiselle Coco al suo posto? Certamente avrebbe cambiato punto di vista e ricominciato a testa alta, da sola.

 

 

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