Lo Zibaldone
Uova
di Elena D’Alessandri
L’izakaya Yururi, un posto informale in cui a Tokyo ci si incontra per bere o mangiare qualcosa dopo il lavoro, è il luogo cardine che fa da sfondo a ‘Uova’, romanzo di Hitonari Tsuji, edito in Giappone nel 2017 con il titolo ‘EggMan’ e uscito in Italia per la prima volta con Rizzoli (272pp, 14 Euro) nella collana Kimochi, con la traduzione di Asuka Ozumi. E’ qui che Satoji vide per la prima volta Mayo: fu un colpo di fulmine, ma lui era un uomo “talmente impacciato che ci vollero 12 anni perchè rivelasse il suo amore”. L’occasione fu offerta loro da un incontro casuale in un supermercato davanti ad uno scaffale di uova, l’alimento prediletto della figlia adolescente di Mayo, Oeuf, nel corso del quale Satoji provò a rompere un silenzio durato troppi anni, offrendole in dono una scatola di uova prodotte a Miyazaki alla quale lei aveva rinunciato per via del costo eccessivo.
E’ così che prende avvio questo romanzo delizioso, delicato e commovente, in cui ogni capitolo è contrassegnato da un piatto in cui l’uovo è l’alimento principe, se non il solo, passando dalla cucina tipica nipponica ai piatti della tradizione europea, tra cui il tiramisù.
E’ grazie alle uova e all’arte culinaria, dunque, che il timido Satoji – con un lavoro in un Centro di ricerca culinaria specializzata nello sviluppo di prodotti alimentari di qualità per la grande distribuzione, ma con un passato da cuoco e il sogno nel cassetto di aprire un piccolo ristorante tutto suo – riesce ad avvicinarsi a Mayo, una donna dal passato burrascoso e soprattutto a sua figlia, la diffidente Oeuf, a causa della presenza di un padre violento che ne ha accompagnato l’infanzia nonché per via dei fenomeni di bullismo di cui è vittima. Ed è proprio attraverso la medesima dedizione, pazienza e cura verso la cucina che Satoji riuscirà a conquistare i loro cuori, dopo averne conquistato i palati. A far da sfondo alla storia di Satoji, Mayo ed Oeuf la presenza della ‘famiglia’ dei clienti abituali dell’izakaya.
Uova è un romanzo semplice e al contempo complesso, proprio come quei piatti basati su pochi ingredienti e una preparazione lineare ma niente affatto facili, ricco di emozioni e di sfaccettature in cui il cibo diventa espressione di gioia, cura del dolore, strumento di perdono e di condivisione.
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