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Una buona madre

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di Anna Trapani

Ancora una volta Catherine Dunne ci presenta donne forti, coraggiose, decise, che combattono contro la società ostile e un destino avverso. “Una buona madre”, il suo ultimo romanzo, anch’esso edito da Guanda, in più ci racconta l’infelice vita delle ragazze madri in Irlanda negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso recluse dalle famiglie in istituti troppo simili a prigioni dove i bambini venivano loro sottratti alla nascita e dati in adozione senza il loro consenso. Lì erano mal viste e maltrattate dalle suore per il loro “peccato” così come prima lo erano state dalle famiglie che vivevano la gravidanza fuori dal matrimonio come un’onta, una vergogna da dover allontanare per sempre e da nascondere al mondo. Nel romanzo si fa pure cenno, anche se in modo velato, ad un possibile occultamento di cadavere, il corpicino di un neonato forse, o peggio, nelle parole di una suora che minaccia una ragazza per la sua curiosità inopportuna. Il dolore delle donne, il realismo delle storie che l’autrice pone davanti al lettore ha qualcosa di epico che legati alla elegante e appassionata scrittura di Dunne dipanano fatti e sentimenti intrecciati in modo eccellente. Così come variamente intrecciate fra loro sono le vite delle protagoniste. Tra esse spicca Tess che, proveniente da una famiglia numerosa e povera, si ritrova incinta pur avendo deciso di non avere figli perché non vuole diventare come sua madre completamente votata alla famiglia senza una vita veramente sua. Ma lei contrariamente alle altre donne del romanzo è sposata felicemente ed ha, anche se con qualche incomprensione, l’appoggio del marito. Si ritrova, però, con un figlio, Luke, il più giovane, intollerante alle regole familiari, scapestrato, e che ha commesso qualcosa di grave, un atto abominevole che graverà sulla famiglia fino alla fine del romanzo. Il figlio più grande, Aengus, è invece come era lei da bambina e adolescente: responsabile, equilibrato e si prende, come può, cura del fratello così come lei faceva con i suoi.  Le vicissitudini di Tess sono vissute con angoscia dalla anziana madre, Betty, in un continuo dialogo con il marito morto, mai dimenticato e sempre amato. Anche lei è stata nella cattolicissima Irlanda madre prima del matrimonio, ma è stata fortunata perché il suo Jack la amava veramente e si sono sposati con il consenso delle rispettive famiglie. Le altre donne del romanzo non hanno avuto altrettanta fortuna.  Eileen, Maeve, Joanie sono state abbandonate dalle famiglie e rinchiuse in un istituto per ragazze madri a partorire in assoluto isolamento in balia di medici non  all’altezza del loro compito e senza affetti. Lasciate con disprezzo dai ragazzi che le hanno ingravidate hanno subito lo stesso trattamento da genitori e fratelli. Si scoprirà nel corso della storia che Eileen è zia della giovane Maeve che verrà da lei salvata dall’istituto con la sua bambina e portata in salvo. Avranno un futuro insieme e formeranno una famiglia fuori dai canoni classici ma non per questo meno famiglia. Le vite di queste donne sono legate a quella di Tess e di suo figlio Luke. Storie di disgrazie e di riscatti che sembrano ripetersi da madre in figlia in una Irlanda che sta a guardare indifferente al dolore delle proprie figlie.

CATHERINE DUNNE, Una buona madre,Traduzione di Ida Arduini, Guanda, Milano, 2022, Pag.347, E.19,00

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