Lo Zibaldone
Un padre ricco di parole e un figlio che ne ha poche
Nel libro “Una notte ho sognato che parlavi” Gianluca Nicoletti racconta la sua esperienza di padre di un ragazzo autistico. Il progetto di una web radio per dare consigli pratici e sostegno psicologico alle famiglie.
di Maria Rosaria Grifone
Gianluca Nicoletti, scrittore, giornalista e autore, voce del mattino con il programma radiofonico “Melog” su Radio24, è uno dei più intelligenti protagonisti del quotidiano radio-televisivo italiano. Recentemente ha fatto una scelta coraggiosa accendendo i riflettori sulla sua vita privata. Si è messo in gioco con grande sincerità ed emotività nel suo ultimo libro “Una notte ho sognato che parlavi”, edito da Mondadori, in cui racconta la sua esperienza di padre di un ragazzo autistico, Tommaso, contraddicendo una sorta di immagine di cinico osservatore di fenomeni della contemporaneità che si è cucito addosso negli anni.
Nicoletti, cosa ha fatto nascere questo libro?
La necessità di risolvere un problema di “ignoranza” nazionale sul problema dell’autismo che conosco sulla mia pelle. Ho la presunzione di riuscire a rappresentare anche le persone che vivendo lo stesso difficile quotidiano hanno meno occasione di essere ascoltati. Questo non è stato certamente indolore per me. Il privato messo in condivisione, soprattutto quando c’è di mezzo il disagio di un figlio, equivale a uno scuoiamento, a un’amputazione a una dolorosa separazione da ciò che consideravo esclusivamente mio e della mia famiglia. Spero ne sia valsa la pena.
La nostra realtà ci impone di stare sempre più in relazione con gli altri. L’autismo invece cristallizza la comunicazione. Qual è la sua esperienza con Tommy?
Tommy con me comunica perfettamente, l’autistico è in difetto di comunicazione se messo a confronto con una società patologicamente ipercomunicativa e a volte condannata a esserlo oltre alla sua volontà di sostenere relazioni continue e faticosissime.
Nel suo lavoro ha decodificato linguaggi mediatici che coinvolgono milioni di persone, mentre con Tommy si è trovato a dover decifrare i codici di un unico essere umano. In che modo le parla?
Esistono fili sottilissimi e impalpabili che si rafforzano con la crescita della fiducia di un figlio che vive nel deserto con il padre che diventa la sua guida assoluta verso il controllo della sua ansia divorante, tipica da soggetto iperstimolato da una sensibilità sensoriale in eccesso, per cui soffre di rumori, luci, presenze di persone.
Come ha inventato la vita di Tommaso all’interno delle sue giornate, in cui si dedica anche alla radio, ai social network e alla scrittura?
Ho creato un ambiente compatibile alle sue esigenze di stare sereno e alle mie di lavorare. Ci adattiamo abbastanza bene.
La radio può aiutare le famiglie degli autistici? Ha qualche progetto?
Sì, sto progettando una web radio specifica per creare un network tra le famiglie che sono tante (400.000 in Italia), ma sono pure molto isolate tra loro e comunicano pochissimo. L’obiettivo è permettere ai genitori di seguire in streaming convegni, tavole rotonde, dibattiti che trattano del loro problema, fornire poi assistenza legale, consigli pratici, sostegno psicologico per le famiglie. Sarà la voce del progetto “Insettopia”, vale a dire la creazione di un modello di città felice per i ragazzi autistici e le loro famiglie.
Gianluca Nicoletti
Una notte ho sogmato che parlavi
Mondadori 2013
pp. 177, euro 16,50

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