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Un ‘naso elettronico’ può salvare i libri rovinati

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Un naso elettronico potrà aiutare a curare i libri e a salvarli sin dai primi segni del degrado della carta. I vecchi volumi emanano odori così diversi che vanno da quelli più piacevoli (come gli odori di mandorle, caramello e cioccolato) a quelli più cattivi (come quelli di formaldeide, vecchi vestiti e spazzatura). Secondo gli studiosi portoghesi dell’Università di Aveiro, fiutandoli è possibile capire quali parassiti li hanno colpiti e, di conseguenza, come intervenire prima che sia troppo tardi.
La carta è un materiale fibroso con un buon grado di assorbimento dell’acqua (igroscopicità): per questo, in ambienti umidi, è facilmente soggetta a processi di degrado perché cattura le particelle d’acqua presenti nell’aria e le immagazzina nel suo tessuto come fosse una spugna. La prima conseguenza è l’aumento di volume e l’aspetto ondulato e corrugato. La carta, sottoposta a condizioni atmosferiche diverse da quelle del proprio punto di equilibrio igroscopico, perde consistenza e si sfibra, gli inchiostri perdono nitidezza e si crea un effetto “colla” tra i singoli fogli. Per questo motivo, a seguito di un danno, è opportuno conservare i documenti in locali asciutti e areati per evitare l’assorbimento di umidità e la conseguente deformazione fisica del bene. La permanenza prolungata in ambienti con alti valori d’umidità, inoltre, porterebbe con il tempo alla formazione di spore, al proliferare di muffe e al degrado irreversibile sia del tessuto cartaceo che degli inchiostri. per adotta tecnologie e procedure differenti in base al tipo di bene trattato, al danno subito, all’estensione e al tempo intercorso. E’ inoltre composta principalmente da cellulosa, insieme ad altri componenti vegetali e additivi che ne migliorano le proprietà. La cellulosa è resistente all’invecchiamento, ma gli altri componenti sono molto più vulnerabili al degrado causato da calore, umidità e luce. Prima del 1845, spiegano gli studiosi, la carta era costituita principalmente da stracci di cotone e lino, che erano forme relativamente pure di cellulosa e quindi abbastanza stabili. Da quell’anno in poi, invece sono stati sviluppati processi per produrre carta da fibre di pasta di legno. Questa è meno resistente di quella in cotone, ma con il vantaggio che il legno è un materiale più economico e più facilmente disponibile. Nello studio i ricercatori hanno analizzato 19 libri pubblicati dal 1567 al 2016. Li hanno classificati e hanno rilevato i gas con un naso elettronico contenente sei sensori che collegavano selettivamente diversi composti organici volatili. Questo nuovo metodo, spiegano, permette di aiutare a identificare meglio tutti quei libri che necessitano di una particolare conservazione e cura.

Caterina Lucia

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