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Un giovane poeta irpino si racconta: Gerardo Iandoli e la sua prima raccolta “Arrevuoto”
Gerardo Iandoli è un giovane poeta avellinese, classe 1990. Inoltre è anche lettore del Dipartimento di Studi Italiani e ricercatore. Si occupa di rappresentazioni della violenza nel romanzo italiano contemporaneo, di teoria della letteratura e del rapporto tra letteratura ed etica.
Come da lui dichiarato egli ha iniziato a scrivere poesie “in maniera molto ingenua e molto semplice: nel 2009, all’ultimo anno delle superiori. Ho scoperto il mio amore per la letteratura grazie agli autori del ‘900 tra cui soprattutto Montale e Ungaretti. Dalla lettura delle loro poesie è nata in me la voglia di imitarli. Ho iniziato per gioco e divertimento. Ma anche per noia”. Poi questo piccolo hobby adolescenziale è divenuto una vera e propria passione quando si è trasferito, per continuare i suoi studi, a Bologna, dove ha potuto iniziare un vero e proprio processo di crescita: “a Bologna mi sono legato molto al mio professore di metrica comparata Stefano Colangero che mi ha insegnato un nuovo modo di comporre: abbandonare l’Io. Lì io ho abbandonato la tipica poesia lirica, non parlando più di me, ma concentrandomi sui soggetti “.
Proprio a Bologna ha iniziato a scrivere le poesie della sua prima raccolta “Arrevuoto”: “Ho iniziato a lavorare a questa raccolta durante gli anni universitari e negli anni successivi ho continuamente modificato queste stesse poesie. Solo da quando mi sono trasferito a Nizza, nel 2016, ho iniziato a porre ordine nei miei scritti, per poter creare una raccolta”, ha dichiarato Gerardo.
Quest’opera, però, è stata pubblicata solamente a marzo 2019 e ha riscosso un discreto successo. Il titolo “Arrevuoto” è stata scelto perchè in napoletano questa parola traduce il concetto di rivoltare,fare confusione, scuotere dalle fondamenta. Arrevuoto però include anche la parola vuoto.
La raccolta è divisa in due parti :“la prima parte è in endecasillabi, testi che sembrano prosa ma seguono la struttura metrica della tradizione. La seconda parte è molto più piccola e qui viene utilizzato il famoso verso lungo. Il verso lungo è un’unione dei versi della tradizione, a formare delle lunghe sequenze per rendere più nevrotico il ritmo della poesia”.
Ma quali sono i temi principali di questa raccolta? Il giovane poeta irpino dice di “aver abbandonato completamente l’io, arrivando così a creare dei personaggi inseriti in situazioni banali, che poi diventano surreali. Così nelle mie poesie “, aggiunge, “ Parlo di Bologna, Avellino e Nizza. Ogni poesia vuole essere un momento empatico, presentazione di un mito del mondo contemporaneo. Mi concentro su piccoli aspetti urbani, a volte degradanti come un cestino o su personaggi non descritti, ma presenti come delle ombre. Le mie poesie raccontano la realtà degli universitari in maniera sarcastica, realtà assurde che però raccontano la verità sui giovani studenti”.
Nelle sue opere liriche, l’irpino Iandoli ,fa un grande uso dell’Ironia perché “essa fa in modo che la scena non risulti solamente triste, ma che l’episodio raccontato ci porti a riflettere”.
Attraverso l’uso del sarcasmo si arriva al paradosso in cui l’oggetto diviene il soggetto centrale della poesia, più dell’essere umano, in quanto,“Oggi gli oggetti sono più importanti del fruitore stesso: l’oggetto a un certo punto getta l’individuo, non il contrario. Oggi c’è difficoltà a creare la soggettività con l’altro: la soggettività passa sempre attraverso degli elementi. Si entra in dialogo con essi, non con le persone”.
Martina Pia Picariello

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