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Lo Zibaldone

Tutti i mondi del Jazz

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di Gildo De Stefano

Quando è apparso questo libro di Guido Michelone sulla scena editoriale italiana ammetto di aver apriori storto un po’ il naso, avendo l’impressione che si trattasse dell’ennesima storia del jazz, di cui ormai sono saturi gli scaffali di librerie e biblioteche. Invece mi sono dovuto ricredere, poiché “Il jazz e i mondi – Musiche,Nazioni, Dischi in America, Africa, Asia, Oceania” (Arcana Editore, Milano 2022, pagg.390, €. 24,00) è apparsa sin dall’introduzione dell’autore e dall’indice una novità davvero interessante sia per i neofiti sia per gli esperti di quel tipo di musica: un vero e proprio giro del mondo di Michelone in cerca di ogni traccia cosmopolita jazzistica, un diario di bordo che annota date, eventi, incisioni, artisti di ogni dove e di ogni colore, che abbiano imperversato nel sound nero.

Guido Michelone, ORMAI CRITICO AVVEZZO A TALI INCURSIONI STORICHE, ha delineato con estrema cura e dedizione come la musica jazz si sia espansa dal territorio della Louisiana -in cui dette i primi segni di vita- all’intero globo terrestre, perdendo la sua originaria connotazione identitaria di ‘jazz’, per assumere quella più consona di ‘world music‘. Una musica senza più confini né contorni bensì mero prodotto appartenente ad ogni Paese, ogni razza, perdendo forse anche quelle peculiarità preistoriche per assorbire ogni tipo di tradizione geografica, figlie di una necessaria contaminazione con le diverse culture di ogni angolo del mondo.

E per quanto a tutt’oggi tale genere musicale impropriamente (o forse per facilità di classificazione) si continui ancora a definirsi “jazz”, esso non è altro che un coacervo di esperienze, umori, ritmi autoctoni, il cui comun denominatore rimane -comunque- quell’oggettiva ed essenziale componente che è l’improvvisazione.

Come in un taccuino di viaggio l’autore riporta dischi, audiovisi, arti varie, eventi e personaggi di ogni luogo che ha toccato nella sua ‘immaginaria’ circumnavigazione del mondo, racchiudendola in ben ventinove capitoli. Una sorta di ‘turista per caso” che doverosamente assaggia le diverse metamorfosi di un genere musicale dilatato a dismisura in ogni anfratto del pianeta, tanto da costringere i suoi aficionados a creare nel 2011 l’International Jazz Day a cui aderisce il 90% dei 195 stati sovrani riconosciuti.

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