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Tre modi per non morire. Baudelaire, Dante, i Greci

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di Francesco Roat

Come stanno andando le cose nell’Occidente (e un po’ ovunque nel mondo, che si è quasi tutto occidentalizzato) ormai arreso al liberismo-economicismo? Male, risponde Giuseppe Montesano nel suo ultimo libro, intitolato Tre modi per non morire. E precisa: “Il fatto è che al centro della realtà, oggi, non ci siamo noi: ma le cose. E noi siamo al servizio delle cose. Al centro ci sono solo PIL, euro, mercati, finanza, PNRR, e qualsiasi altra cosa: e noi siamo non i beneficiari di queste cose ma i loro servitori. E l’anima si è ammalata”. Questo, in estrema sintesi il lucido j’accuse lanciato dallo scrittore napoletano.

È opportuno rimarcare innanzitutto l’ultima proposizione, inerente alla sofferenza della nostra anima o psiche come viene detta in questo nostro tempo disincantato. Comunque la si chiami, resta il fatto che sia condivisibile quanto nota con una punta di amarezza l’autore, ossia che noi occidentali non riusciamo più ad essere felici. Forse innanzitutto perché: “Non sappiamo affrontare più niente, né la vita né la morte, e siamo impreparati di fronte al sesso, all’amore, alle passioni”. Gran bel risultato emozionale il nostro, all’inizio del terzo millennio, dove l’unico progresso registrabile è quello delle varie tecnologie, le quali tuttavia: “non curano l’ambiente e sembrano nate per scavarci la fossa”.

E la cultura, l’arte, che fine hanno fatto?, ci/si chiede Montesano. Questi alimenti indispensabili alla crescita dell’anima, sembrano ridursi a mero intrattenimento o ad apatica informazione, quando dovrebbero essere: “qualcosa di essenziale come il sangue che circola nelle vene e il respiro che ci fa esistere”. Così per non morire, o per tornare a vivere in pienezza, il nostro appassionato autore ci invita ad un viaggio letterario alla riscoperta di Baudelaire, di Dante e degli antichi saggi greci. Molti dei quali, sia detto per inciso, non erano neppure nati in Ellade, ma appartenevano alla sua civiltà, che finì per conquistare i conquistatori romani e diffondersi presto in tutti i Paesi facenti parte di quell’impero.

Montesano, di tali sapienti, evidenzia l’acume di comprendere che tutto è in perenne metamorfosi e come il loro pensiero corra “sulla via dell’immaginazione attiva”, sapendo vedere “con gli occhi della mente” ciò che i sensi non possono cogliere: come ad esempio gli atomi, intuiti per la prima volta da Democrito, il quale ipotizzò pure l’esistenza di: “infiniti mondi che popolano l’universo”. Nel saggio viene sottolineato inoltre l’interesse precipuo, da parte dei greci, verso la poesia e il teatro: “per contemplare in uno specchio magico la vita”. Ed infine la perspicace saggezza degli elleni, che ‒ vedi Sofocle ‒ sono ben consapevoli di quanto l’essere umano sia insieme mirabile e al contempo terribile (deinos).

Ovviamente non si può parlare di poesia senza far riferimento a Dante ed alla sua Commedia: divina ed umanissima ‒ fatta com’è di inferno e paradiso indissolubilmente intrecciati fra loro ‒, da Montesano interpretata quale una sorta di “iniziazione alla vita e alla morte”. Il suo è altresì un Dante mistico che: “esce dal proprio meschino Io e diventa la propria Visione di un Dio che non è né questoquello, ma è sempre al di là di tutto”.  Dio che ‒ sempre a detta dell’autore del saggio ‒ è al contempo carità ma anche eros che promuove vita e rinascita.

Infine (anche se nel libro è trattato all’inizio) il discorso intorno a Baudelaire, che ho lasciato per ultimo in quanto mi sembra la parte più irrisolta o quantomeno discutibile di un saggio peraltro estremamente interessante e provocatorio. Baudelaire il modernista, il trasgressore, lo sprezzatore del conformismo imperante, l’autore dei notissimi Fiori del male, ma anche l’uomo consumato ‒ ben oltre lo splén epocale ‒ da ansia, depressione e angoscia. Un individuo dipendente da droghe, alcool e laudano, affetto da sifilide e, benché creativo, costantemente scontento di sé e del mondo.

Che Montesano lo additi ad esempio, indicando in questo a dir poco sconcertante personaggio una figura ammirevole della ribellione ‒ che con l’eros e la metamorfosi ‒ costituirebbe una delle tre modalità da seguire per non morire, mi sembra cosa non convincente. In conclusione, ancora una parola sull’amore: termine assai celebrato nel saggio, per quanto di esso si parli quasi esclusivamente in quanto eros. Vi è sì un accenno alla philia: all’affetto amicale; ma non si parla invece dell’agape: di quell’amore oblativo, disinteressato, gratuito e rivolto verso tutti, il quale ‒ a mio modesto avviso ‒ potrebbe/dovrebbe rappresentare davvero la prima e fondamentale modalità esistenziale da far nostra se non proprio per non morire, quantomeno per vivere al meglio.

Giuseppe Montesano, Tre modi per non morire. Baudelaire, Dante, i Greci, Bompiani 2023, pp. 158 euro 12,00

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