Filosofia
Tramandare in filosofia
La civiltà si regge in buona parte sulla capacità di elaborare il pensiero, di utilizzarlo come strumento di ragionamento e d’indagine sia sui fenomeni della realtà, sia sulla vastità dell’interiorità umana. A questo ha teso e tende la filosofia, sin dalle sue antichissime origini presso i Greci, che gettarono le basi per lo sviluppo civile nell’area del Mediterraneo, e anche oltre. Il pensiero non è un qualcosa di statico, di cristallizzato in un’epoca; al contrario, evolve traendo materia di arricchimento dai fenomeni sociali e creativi.
Massimo Luigi Bianchi, ordinario di Storia della Filosofia moderna presso l’Università La Sapienza, nel suo Tramandare in Filosofia. Böhme, Schelling, Heidegger, individua una sorta di continuità fra le loro dottrine, una continuità a tutta prima non evidente, ma che invece si rivela studiando attentamente gli scritti di questi tre filosofi. Jakob Böhme (1575-1624), cui è dedicato il saggio d’apertura, ha qui la funzione di “causa prima” del percorso individuato da Bianchi, che prende le mosse dalle riflessioni del filosofo luterano sull’essenza di Dio, inteso come “un eterno Nulla”, essendo il principio di ogni cosa e pertanto impossibilitato a identificarsi con qualcosa di determinato: né luce né tenebre, né amore né collera, bensì “l’Uno eterno”, un’infinita vastità che ha in sé l’assoluto. Un concetto già familiare ai Neoplatonici (a dimostrazione dell’importanza del pensiero greco antico per lo sviluppo civile europeo) e giunto a Böhme attraverso la scolastica medievale filtrata dai mistici tedeschi del Quattrocento. A bilanciare questo essere “nulla”, Böhme attribuisce a Dio l’angoscia del divenire, di dare attuazione alla sua libertà assoluta e in tal modo rendersi manifesto a se stesso: «Se il Dio nascosto (…) non fosse uscito da sé con il suo Volere: se dalla sapienza eterna (…) non si fosse introdotto nella separatezza del Volere; (…) se questa separatezza non avesse dato luogo a un conflitto, come avrebbe potuto il nascosto volere di Dio, il quale in sé è Uno, rendersi manifesto a se stesso?».
Una riflessione che attraversa i secoli, che cambia il modo di pensare Dio e l’uomo, e trova sviluppo nel pensiero di Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling (1775-1854) e Martin Heidegger (1889-1976), uno dei padri dell’Esistenzialismo tedesco. Non solo un libro di filosofia, ma anche sulla filosofia, che ne traccia il cammino e illustra il modo in cui evolve nel tempo, attraverso rielaborazioni e approfondimenti.
Un libro complesso ma affascinante, da leggere (e rileggere) lentamente e con attenzione, con la consapevolezza di approcciarsi a ragionamenti che la società contemporanea sembra ormai essersi lasciata alle spalle, persa nel vortice del materialismo e nel vortice del relativismo, incapace di chiudersi in una stanza a pensare e interrogarsi.
Massimo Luigi Bianchi
Tramandare in filosofia –
Böhme, Schelling, Heidegger
Leo S. Olschki, 2016
pp. VIII-226, Euro 28,00 |
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