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Tonfoni Graziella 2017: una unica formattazione non è necessariamente una formattazione unica

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Per completare, con un titolo complessivo, l’antologia breve, che contiene le prose, concepite e composte in tempo reale dall’autrice, durante il primo semestre dell’anno 2017, si dovrebbe ricorrere ad una espressione coerente, in assonanza rispettosa, che risuona in melodia di intenti.
Sarebbe, tale sottotitolazione sequenziale, esprimibile nella stringata frase: “Storie concise in coincidenza di saggi astratti”, in lungimirante successione di virgole.
La sovrabbondanza di affinità potenziali rende indispensabile effettuare operazioni filologiche a norma, proprio per distinguere, secernere, selezionare, distanziare, estrapolare, brani stabili, differenziandoli da semplici prove tecniche, prima di immergersi nella approfondita lettura di alcuni paragrafi. Ne emerge una scelta, ben meditata, di titoli espressivi, che rappresentano concetti particolarmente significativi. Sono paragrafi fitti, resi accessibili, leggibili, scaricabili, stampabili su carta propria, da “Leggere; tutti online”. Si rivelano particolarmente rilevanti le seguenti titolazioni: “Storie di ordinaria lettura”, “Il monologo di Graziella Tonfoni ai limiti della narrativa cronaca”,“Storie di ordinata scrittura”, “Una economia lirica basata sull’estratto racconto”.

Ma non deve esserci diffidenza, nei confronti della differenza oggettiva rispetto alla raccolta precedente delle memorie scientifiche dell’antica ricercatrice: tutte insieme indistintamente, riuniscono in una bibliografia unificata, collezione cadenzata annuale, innumerevoli ricordi, positivi e negativi, senza modificarne il senso o stravolgerne il significato. Preservati nel rispettivo contesto di emissione, sono tasselli importanti, assemblati in un unico conglomerato, a portale socchiuso possono, quando siano stati saggiamente compattati, sviluppare energie interpretative di efficace utilità pubblica. Sono materiali ecologicamente predisposti, contengono aggettivi sostenibili, progettati ad arte, per una antologia potenziale, in una semiotica attuale, che rimanda al senno del poi. Sono sette brevi articoli, che insieme realizzano una vera e propria collezione coesiva, interdisciplinare, coerente: concepiti, composti dall’autrice, in cadenzata sequenza, si commentano da soli in forma di notizie bibliografiche. Si riferiscono, esclusivamente ma non elusivamente, alle ricerche svolte assiduamente, quotidianamente, nel corso dell’anno solare 2016. La proficua collaborazione editoriale fra “Leggere: tutti online” e “Scienze e Ricerche” ha reso possibile ai lettori, accedere a pagine particolarmente fluenti, fluide in tempi rapidi, non troppo accelerati. Gli articoli di Tonfoni G. 2016, appositamente selezionati dalla medesima, consolidano un “Portafoglio filologico, scientifico e letterario italiano per la assicurazione della qualità nella divulgazione scientifica”, posizionandosi in prima postazione di bacheca.
Si sfoglino quindi attentamente, uno per uno, in “Leggere: tutti online”, i seguenti: “Graziella Tonfoni 2016: rilevamento di un profilo bibliografico coerente con le rispettive premesse rivelatrici di rilevanti intuizioni”, “ Una guida fra punti letterariamente rilevanti con percorsi critici appositamente rilevati”, “L’Italiano come lingua di trasferimento scientifico e di trasporto letterario”, “Autocitazioni estrapolate di una compositrice di estemporanee note”, “ Le diverse età letterarie della letterarietà”, “Parole, significati, ricerche: Graziella Tonfoni”, “ Che cosa è il romanzo di ricerca”.

Un portafoglio di titoli recenti, che racchiudono, proteggendoli dall’oblio, tanto capitale poetico, ricapitalizzabile in sonetto, spendibile al fine di aumentare la credibilità di una autrice quotata in borsa letteraria, di ecdotico disegno, seppur sia lei ormai ricercatrice antica, persona attardatasi a scrivere, attempata testimone di tanti rilevanti eventi bibliografici, di fatti economicamente non derubricabili.
Con i segni del tempo che fu, restano le sue parallassi e perifrasi, ben evidenziate nelle pieghe lessicali, che emergono nel piego di stampa e si infilano nelle sue frasi attuali: ad alcuni sono apparse concitate versioni di una ininterrotta ode, in affabulazione per chiosa. Le sue prose si rivelano piuttosto essere anamorfiche rappresentazioni, in punteggiature ardite, che producono lo stordimento del senso, al limite della evocazione lirica. Seppur di altra epoca sia la ricercatrice, assorta nei tardivi componimenti, i suoi paragrafi ancora riescono a proporre consigli basati su esperienza, che non scade: buon senso di scienziata discreta, a lunga conservazione, di intuito raffinato, di istinto competente. Aggettivi e avverbi ben infiocchettati, corredati da stilistica e retorica eleganti. Il suo procedere, a volte astruso, pare uscito completamente ormai dal mercato comune, che si fonda sulla approssimazione collettiva di lessico, per difetto costante. Pare, il suo operato scientifico, diventato materiale raro, da reperirsi negli attuali repertori critici, delle nuove filologie della scienza. Un preventivo che precede per eccesso di note e glosse.

Differenziare raccolte di saggi, nell’anno 2017, caratterizzato da una svolta tecnica, è fatto provvidenziale,  decisione provvisoria, palliativo informatico, nei confronti di un eccesso di pagine da gestire, su più piattaforme retoriche, in isole eco-sistemiche, che si sporgono a lambire una narrativa ampia, ben ponderata, che appare a prima vista, semplice documentazione sparsa.
Esistono portafogli, di titoli distinti, che prevedono la necessità di provvedere alla selezione critica, in una maieutica espressionista, che diventa puntillismo puntuale, che può servire alla realizzazione di antologie distanti, separate. Si può pensare di tutelare le fasce dei lettori impressionabili per forma, che accederanno ad altrettanti fascicoli, in un impressionismo di sostanza.

Tomi poderosi del passato, contengono temi, rilanciano riassunti di una non più esistente realtà. Compaiono ben allineati, catalogati su scaffali solidi, in biblioteche specialistiche, per fare fronte alla onda lunga delle bibliografiche restrizioni. Si tratta ormai di volumi limitrofi, fuori collana, repertori isolati, reperti rari, tirature limitate, reperite nel tempo della cronaca, nelle spaziature di edizione e riedizione. Non per questo scarto di tempistica risultino meno rilevanti neppure meno rivelanti nei confronti della biblioteconomia vigente, tante interpolate chiose.

La premiabilità potenziale, di ogni titolo, in saggio ben ponderato, prescindendo da un eventuale sottotitolo, è fatto evidente, addirittura plateale. Ma premere, pressurizzare per mettere in risalto le sole parole chiave, che si presentano in tutto il loro spessore culturale, non può essere fatto consentito, seppur estratti numerosi siano circolanti, tuttora, al fine di dichiarare i temi attuali, di una prosa, che per sua intrinseca natura, solo può realizzarsi in tempo reale, rivolgendosi agli estimatori del realismo fantastico. Siamo di fronte ad autrice sinottica, sincronica, aneddotica, sintetica, sinestetica, che avanza in modo da fare coincidere, precisamente, esattamente, data di ideazione con breve periodo di emissione, per una leggibilità redazionale, che si presta ad una altrettanto rapida, quasi immediata pubblicazione.

Investire in brevi capitoli un capitale poetico, a prosa diversificata, pare oggi essere l’unica soluzione possibile, al problema della ricapitolazione, in unico sonetto, di epiche di un passato concluso, completato, mitico, catalogato, con teorie eccellenti un tempo, che non sussistono più alla prova degli effetti.
Impossibile procedere lungo strade maestre, cadenzate da lezioni magistrali, se le uniche traiettorie stilistiche di una notiziabilità plausibile, al limite di un “viva voce”, paiono fondate sullo slittamento dei termini di consegna, in una illogica movimentazione del dato di fatto, che produce sintesi e distribuisce rassegne a svista.

Notare, annotare in apposita agenda, con costante premura, con precisa cura nel relativizzare ogni affermazione in corso d’opera, al momento di effettiva ideazione, permette all’autrice, scienziata, ispiratrice, di garantire a se stessa, assicurando ogni sua frase, quella libertà di espressione, nella propria ricerca verificata, che un certo conformismo asettico, asfittico, accompagnato da  ideologizzazione didascalica dilagante, non renderebbe possibile, se nel calendario non apparisse certa prova della divaricazione, delle proprie premesse e conclusioni, rispetto alle altrui ipotesi affrettate e relativi risultati non accertati, subito resi di dominio pubblico.

La critica odierna, ostica, a volte oziosa, si muove nello spazio pieno, cadenzato da vuoti di memoria, supportato da salti illogici, nella mancanza assoluta di una strategia filologica, di una tattica ecdotica, rivoltandosi in un assemblaggio temporaneo di incongruità palesi, nel transitorio, provvisorio reso presente, in un “I like” accattivante. Raggiungere un premio richiede costante erogazione di giudizio: ogni saggio sia accertato nelle sue volatilità, prima di essere effettivamente ricevuto e raccomandato alle cure della casa editrice, proprio per le sue loquaci liquidità.

L’epica di una epoca conclusa, ha lasciato spazio, oggi, ad una cartografia del presente tormentato, in una geografia narrativa che mappa aree tortuose: i lettori potranno percorrere certi tratturi solo se guidati, in presenza di adeguate legende, tutte presenti a fondo pagina.
Leggende malevole si alternano a fantasiose digressioni, benevole elucubrazioni in un coacervo di insinuazioni, infiltrazioni di umore vario, a seconda delle stagioni; opinioni varie erogate da parte di estimatori silenziosi, di perplessi curiosi, di furiosi imitatori, di affannati emulatori.

Solo rendendo i suoi attuali paragrafi, vere e proprie mappature, in un territorio di prosa porosa, ma stabile, definitiva, per tutte le innumerevoli intercapedini filologiche, potrebbe, l’autrice assicurare alle sue frasi quelle leggibilità sostenibili, che il lessico, nell’era da lei definita di una “economia contratta” ancora riesce ad accertare in modo pacato, esatto.

Limitandosi a parafrasare le sue ideazioni, in tempo realistico, con perifrasi di spessore geopolitico areale. Estendendosi ad allegorizzare le coordinate, che si avviluppano intorno ad ogni suo estratto; allungandosi a rendere metafora, inclusa in una subordinata paradossale, le illazioni sospese in fantasmagorica fibrillazione di senso, in vibrante significato.

Codificando lei stessa, all’oggi programmato, come valide per un espatrio letterario plausibile, le sole sue prose brevi, coincidenti frasi, di una epoca tanto confusa, da richiedere la concisione assoluta, unica misura delle comprensibilità relative, per lettori costantemente distratti, distolti dai loro doveri di riassumibile riflessione.

Reiterate premesse, in assonante rumore, assembramento di emuli, rimasti in sosta: impaziente attesa di future ispirazioni, che derivino dalle assolate, isolate, assorte, recise, precise conclusioni uniche.

La raccolta differenziata degli eventi, non può essere disattenta alle necessità dei singoli utenti.
Nell’indifferenza degli stereotipi, attualizzati all’oggi, possa ogni formattazione essere rispettosa delle esigenze di un territorio culturalmente variegato, di antica tradizione solida, trascurata, oggi, in nome di una universalità di giudizio latente, latitante, equiparato, equipollente, equidistante.

Possano, caratteri diversi, in scelte di grafie multiple identificare quelle vie concettuali, informare sui pericoli dei tratturi impervi, che, diversamente, sarebbero confusi con semplici passi, diventando paragrafi difficili da individuare.
Lettere maiuscole paiono statuarie affermazioni, in uno statuto grafico, da considerare.
Corsiva resti ogni affermazione validata, non scivolosa. La continua osservazione di frasi non necessariamente deve ricorrere a scelte esotiche: qualche sparso vezzo resti ornamento calligrafico, in forma di luminosa sottolineatura. Certi spazi e svolazzi, possono effettivamente aiutare nella decodifica di un messaggio liberamente affiancato da un allegato, che pare, ma non è, svista di editore svogliato, che non lo abbia aggiornato neppure omologato. Si tratta di foglietti aggiuntivi, aggettivazione in corso d’opera, ove lo smistamento delle pagine, per rendere plausibile un tragitto rapido di comprensione, a soste critiche cadenzate, si evidenzia nella pazienza richiesta a chi si spinge fino ad ingrandire con un “click” unico, una facciata che pare del tutto secondaria, una pagina che pare ridotta, transitata in redazione, non obsoleta, appositamente allargata ad arte.

Per chi sceglie di non volere leggere nei dettagli, quanto come marchio gli appare, resti la soddisfazione filologica di potere considerare l’immaginetta “a latere” come sfizio apparentemente illeggibile. Si tratta di un vero e proprio stemma editoriale, oppure di un colophon redazionale definibile anche come logotipo autorevole di forma autoriale.

Quello che appare fatto inequivocabile è che la produzione di notizie scientifiche, oggi, avviene in un ecosistema troppo spesso inquinato: ne fuoriesce una esalazione letteraria, che assume le forme di sfogo personale. Troppe pagine risentite rischiano di contaminare l’immaginario collettivo, ormai  saturo di scorie informative, che emanano miasmi aforistici, in reti unificate.

La prosa di Graziella Tonfoni procede in direzione opposta, contraria rispetto a quella “main stream”. Ampio è il viale, che risulta percorso, su più corsie, da un traffico intenso di volumi astiosi, guidati da autori risentiti, che mai cessano di far trapelare malessere, dalle proprie frasi divenute finestre spalancate sul proprio inconscio, per una invettiva incontrollabile.

La scienziata prestata alla letteratura da pochi anni, oppure, la letterata prestata alla ricerca scientifica per una vita intera, si ricompongono fra di loro, senza cozzare, nell’unico profilo umanisticamente leggibile, di una investigatrice sulle sue stesse prose. Al pressante condizionamento ideologico, l’autrice, che rispetta le sue convinzioni, risponde stipulando semplicemente una convenzione con se stessa. Senza richiedere finanziamenti, ma attingendo al proprio fondo, ricorrendo alle sue personali risorse, in una costante esplorazione di illimitata ricerca di lessico e di vocabolario.

Dedica tutta la sua attenzione alla modulistica terzo millenaristica: illustrando i rischi della mancanza di libertà di espressione, nella scienza, se contro corrente; dedicando questi suoi atti di fede nell’illuminata capacità della umana mente, a chi ha saputo e voluto segnalare come la ricerca avanzata, debba essere lasciata a lungo depositare, per fare risaltare le intuizioni più forti, diluendone la portata ed il portale nell’arco di vari decenni. Per mai più necessariamente, immediatamente, fulmineamente dovere essere costretti tutti, scienziati e narratori, ad un incessante coazione ad innovare, costantemente, il già restaurato che si di dissolve. Senza potersi accertare prima se tanto nuova bozza, resa tessera elettronica tanto fastosamente, possa davvero meglio del precedente cartaceo modulo, funzionare.

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