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horror

Terrore Nero

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di Gian Filippo Pizzo

La famosa rivista americana “Weird Tales” (locuzione intraducibile in italiano, ma che potrebbe essere resa con “racconti perturbanti”), il cui periodo d’oro si colloca esattamente nello spazio tra le due Guerre Mondiali, dovette la sua fortuna essenzialmente a tre scrittori non a caso definiti “i Tre Moschettieri di WT”:  H.P. Lovecraft, Robert E. Howard e C.A. Smith. Ebbene, il Quarto Moschettiere, il D’Artagnan della situazione è sicuramente il reverendo Henry St. Clair Whitehead (1882-1932), che nonostante la sua professione di ecclesiastico è passato alla storia come ottimo scrittore horror. Lo stesso Lovecraft, nel commemorarlo dopo la sua morte in un articolo sulla stessa rivista nel 1933, scrive: è per un genere di narrativa sovrannaturale di tono insinuante, realistico e sobriamente efficace che lo ricorderanno i lettori di questa rivista, in cui sono stati pubblicati venticinque dei suoi più bei racconti. Profondamente versato nel cupo folklore delle Indie Occidentali, e delle Isole Vergini in particolare, egli seppe cogliere lo spirito più autentico delle superstizioni del luogo, infondendolo in racconti la cui accurata ambientazione regionale suscita una sbalorditiva illusione di autenticità. Le sue storie jumbee – popolarmente chiamate così a causa del frequente ricorso a una tipica credenza delle Isole Vergini – costituiscono un contributo durevole alla letteratura spettrale, mentre il suo frequente personaggio e narratore, Gerald Canevin (proiezione della sua personalità), sarà sempre ricordato come una figura affascinante e spontanea.

L’antologia Terrore nero (Fratini Editore, 2015), la seconda che appare in Italia dopo Zombies. Storie indicibili (Oscar Mondadori, 1992), completa il ciclo dei racconti brevi con protagonista Canevin, di cui non tutte le storie erano conosciute dai lettori italiani e che invece sono meritevoli di attenzione almeno da parte degli appassionati del genere gotico. Gerald Canevin, alter ego di Whitehead (che infatti visse nei Caraibi dal 1921 al 1929), è un disincantato viaggiatore che si trova spesso coinvolto in vicende soprannaturali basate sulle credenze voodoo degli abitanti della Isole Vergini: il termine jumbee è la versione anglofona del franco-haitiano zombie (anche se ormai è quest’ultimo termine a essere universalmente noto), ma bisogna notare come il termine stesso non indichi soltanto i cadaveri resuscitati che ci sono noti dal cinema ma tutto l’insieme di superstizioni locali, e quindi possessioni, reincarnazioni, fatture e maledizioni e quant’altro. Che sono ben evidenziate nelle trame dei racconti, sebbene – non si dimentichi che Whitehead era un diacono – alla fine è la religione cristiana ad avere il sopravvento. Cosa che nulla toglie al valore gotico e orrorifico di questi racconti.

Henry White head

Terrore Nero

Fratini, 2015

pp. 189, Euro 10,00

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