Lo Zibaldone
Svegliamoci!
di Francesco Roat
È senz’altro un libro da leggere tutti il recente saggio del filosofo centenario Edgar Morin, intitolato in modo provocatorio: Svegliamoci!. Si tratta di un testo assai breve, nonché di agevole lettura ma denso di riflessioni tutte da meditare, il quale è inoltre un j’accuse impietoso sul mondo odierno ed altresì un monito a risvegliarsi dal sonnambulismo che ci fa procedere verso la catastrofe d’un pianeta sempre meno vivibile da una specie di bipedi che anziché venir chiamata homo sapiens andrebbe forse detta homo demens: genia di matti.
A partire da una data emblematica – l’estate del 1945, segnata dallo scoppio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki ‒ secondo il filosofo francese il cosiddetto progresso scientifico ha rivelato la sua tragica duplicità: se infatti per un verso produce invenzioni prodigiose, per un altro rischia di provocare danni irreparabili. L’antropocene (l’epoca attuale, in cui le attività umane hanno un impatto determinante/devastante sull’ecosistema terrestre), nota Morin, è dunque al contempo thanatocene: era cupa di morte/distruzione.
La consapevolezza in merito a tutto ciò dovrebbe farci comprendere quale sia l’autentico problema irrisolto dell’umanità: non certo quello legato all’aumento quantitativo dei suoi poteri, bensì al: “miglioramento qualitativo delle condizioni di vita e delle relazioni fra gli uomini”. Ma non sembra proprio quest’ultimo l’obiettivo basilare del neoliberismo mondiale imperante, che è solo quello del profitto economico-finanziario ‒ mi si consenta l’espressione paradossale ‒: costi quel che costi. Quindi la nietzschiana volontà di potenza ed il suo eccesso si stanno trasformando in un fatale eccesso di impotenza.
Così la hybris (tracotanza) dei potenti e dei benestanti (sic!) li ha resi ciechi di fronte ad una crisi di portata planetaria, la cui apparente invisibilità ‒ a detta dell’autore ‒ deriva pure: “dalla separazione e dalla frammentazione delle conoscenze”, le quali rendono impossibile una visione a 360 gradi di detta crisi, che la miopia a corto raggio dei governanti, interessati appena a farsi rieleggere grazie a grette concessioni al proprio elettorato, non riesce ovviamente a scorgere. Eppure, se non vogliamo cadere nel baratro come ciechi che seguono altri ciechi, è necessario smettere di fare i sonnambuli. È indispensabile una metamorfosi radicale. Ma di qual tipo di trasformazione stiamo parlando?
“È la metamorfosi umanista” ‒ precisa Morin ‒, “mondiale ma molto lenta, iniziata con l’abolizione della schiavitù e proseguita con la decolonizzazione, che, malgrado abietti razzismi e suprematismi, malgrado il settarismo in seno agli stessi movimenti di emancipazione, tende a riconoscere la piena umanità di ogni persona”. Al contempo il mutamento ha riguardato e riguarda il rapporto uomo-donna, passando dal patriarcalismo al femminismo e, per fare appena un altro esempio, nell’ambito educativo nel secolo si è verificato un notevole balzo in avanti dell’istruzione primaria e secondaria anche in molti Paesi arretrati.
Ovvio che questi ‒ ed altri che il saggio prende in esame ‒ siano ancora limitati miglioramenti sociali accompagnati da regressi, pseudo-riforme, e peggioramenti profondi. Si pensi solo alla presenza devastante della guerra odierna in Europa (ma non solo, se, ad oggi, oltre 50 Paesi sono alle prese con un conflitto militare), alla compromissione ecologica di una Terra che regge a fatica il peso di circa otto miliardi di abitanti, o alla sfiducia nelle istituzioni e nella politica che induce via via un numero sempre maggiore di persone a disertare le urne e a disinteressarsi di quanto non attiene alla propria minuscola sfera familiare/amicale. Infine, va rimarcato: “Siamo incapaci di concepire le ambivalenze, le ambiguità e le contraddizioni del progresso scientifico, tecnologico ed economico”.
E probabilmente ha ragione Morin quando dice che la riforma delle riforme concerne il pensiero: il modo attraverso cui guardiamo a noi, agli altri e al mondo. Occorre promuovere una rivoluzione cognitiva che ci faccia passare dall’egocentrismo al solidarismo, dall’interesse esclusivo a quello collettivo; per un umanesimo integrale. Certo, di una speranza si tratta; ma se non nutriamo alcuna fiducia nella possibilità di migliorare l’esistenza di tutti quanti i viventi (animali e vegetali inclusi), siamo perduti davvero e definitivamente. Ma lasciamo la parola all’autore, che illustra i motivi per cui egli crede non sia vana chimera una tale speranza.
“[Essa] si fonda sulle possibilità e la creatività della mente umana. Le capacità cerebrali sono in grandissima parte non sfruttate. Siamo ancora nella preistoria della mente umana. Le sue possibilità sono incommensurabili, non solo per il peggio ma anche per il meglio. Se sappiamo come distruggere il pianeta, abbiamo anche la possibilità di sistemarlo”.
Edgar Morin
Svegliamoci!
Mimesis 2022
pp. 77, euro 10,00
Notice: Undefined variable: user_ID in /home/kimjcgib/public_html/wp-content/themes/zox-news-childfemms/comments.php on line 49
You must be logged in to post a comment Login