Saggi
Sui fondatori della razza umana
di Anna Rita Guaitoli
Può un recensore fare un invito esplicito alla lettura del testo in recensione?
Beh, io lo faccio. E non perché ami Mark Twain (e lo amo), ma perché di questi tempi trovare chi sa scrivere, chi sa far sorridere, chi sa fare pensare (e commuovere): credetemi, è raro.
Contenuti in preziosa copertina, vengono proposti i diversi scritti che Twain aveva pensato intorno ai “fondatori della razza umana”. Adamo ed Eva, insomma. Twain aveva cominciato con farsi ‘traduttore’ del diario di Adamo nel 1892: riuscirà a pubblicarlo solo nel 1904, come opuscolo omaggio per i turisti delle cascate del Niagara. Seguirà quello di Eva: qui, quasi voci contrapposte di un dialogo.
Lui, Adamo, si ritrova disturbato da una nuova venuta, una “creatura dai capelli lunghi” che gli “sta sempre tra i piedi” e “sta sempre a parlare” e dà “il nome alle cose che non ne hanno bisogno”; se non l’ascolta, poi, comincia a fare un “rumore penoso e a versare acqua dai buchi con cui guarda”. Lei, Eva, anche, all’inizio è sola. Con la sua curiosità giocosa è in sintonia con la natura e gli animali. Guarda la luna, e pensa. Ma avverte la solitudine.
Poi incontra lui: è bello. Strano, sì: “parla pochissimo, forse perché non è brillante” e “ha gusti rozzi e non è gentile”. EGLI, quasi subito, scappa. Eva di lui si innamora, però: è vero, non è intelligente (“l’intelligenza si svilupperà col tempo, anche se non credo che sarà una cosa tanto veloce”) ma “è mio ed è un maschio”.
Tant’è. Alla fine si piacciono: anche Adamo deve ammettere che, pur dopo l’affare della mela e del serpente, “è meglio vivere fuori del Giardino con lei, che dentro da solo”. Intanto nascerà Caino, e poi Abele, e poi …
Non racconto di più: lascio il piacere di leggere pagine con cui entrare, in modo ‘leggero’ e quindi ancora più incisivo, nelle differenze reali, magari solo culturali, ma reali, esistenti tra femminile e maschile.
In questo libro, però, vengono proposti altri scritti, anche mai pubblicati. “Eretici”: per la comunità americana di allora. E, forse, non solo. L’ironia leggera lascia il posto al sarcasmo, quasi all’invettiva. L’analisi, lucida, è da profeta: “il peso della popolazione divenne sempre maggiore…”. Forte il risentimento morale: “una civiltà che ha distrutto la semplicità”, “ha rimpiazzato […] i sogni con sordidi ideali, con il sonno che non ristora”.
Comunque, se riuscirete, (stando attenti ad evitare sdolcinature da noto cioccolatino) a far restare nel cuore l’epigrafe voluta da Adamo (e da Twain per l’amatissima moglie), allora avrete recuperato una emozione vera: “Dovunque lei fosse, là era l’Eden“. Un dono da conservare.
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