Cucina
Storia comica della cucina toscana
Al pari, e forse più della moda, le abitudini gastronomiche sono lo specchio di una società; il cibo non è infatti una semplice questione di sopravvivenza, perché la sua condivisione è anche e soprattutto un fatto sociale, un momento di convivialità e incontro, così come lo è la sua produzione, mentre la sua preparazione ha dato adito a invenzioni e “modi di arrangiarsi” che lo avvicinano al mondo dell’arte.
Di cibo e del suo mondo si parla nella letteratura, sia in toni più “dottrinari” sia in toni più gavazzi eri, ossia scherzosi per dirlo alla toscana. E proprio a questa tradizione fa riferimento Matteo Cecchi (1976), scrittore e saggista, che per Sarnus licenzia una gustosa antologia di autori – da Collodi a Sem Benelli, da Franco Sacchetti a Giuseppe Conti, da Renato Fucini a Folgore da San Gimignano -, che in rima e in prosa hanno raccontato usi e costumi locali del cibo. Non quindi ricette, bensì storie di personaggi (a volte frutto di fantasia, a volte reali) che hanno fatto del cibo quasi una “ragione di vita”, un’occasione di perfidi scherzi, una professione, come osti, tavernai e pasticceri.
All’interno, un piccolo ma raffinato apparato iconografico con capolavori a tema culinario dall’epoca etrusca fino al tardo Ottocento, passando per le natura morte del Bimbi e dell’Empoli e quelle di scuola fiamminga, dove risaltano le ampie cucine dai monumentali camini, rifornite di selvaggina, pesci, frutta, verdura, che lasciano intendere la venerazione di cui era oggetto il cibo nei secoli passati.
Matteo Cecchi
Lo strippapelle – Sotria comica della cucina toscana
Sarnus, 2020
pp. 120, Euro 15,00
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