Economia
Sperimentare, produrre, risparmiare
È la filosofia di Stefania Rossini, blogger seguitissima per i consigli e le ricette di cucina e del vivere meglio senza sprecare niente. Di cui ci parla nel suo terzo libro,
“Fare di necessità virtù”, sempre nel rispetto della natura e dei suoi ritmi vitali.
È la signora del blog low-cost che, con la sua “decrescita felice”, da qualche anno insegna un nuovo stile di vita, sobria e in armonia con i ritmi della Madre Terra, e anche con i tempi difficili che stiamo tutti attraversando. Vive con il marito e i tre figli in una frazione dicinquanta abitanti vicino Brescia, in una piccola casa in campagna, con un fazzoletto d’orto che è diventato la sua fonte di ispirazione, e qui ogni giorno scopre nuove proprietà delle erbe e dei frutti, inventa nuove ricette, prepara piatti gustosi dolci e salati, marmellate e conserve, creme di bellezza, saponi profumati, detersivi per il bucato… insomma, tutto quello che può servire in una famiglia. Così, con i suoi consigli preziosi all’insegna del risparmio e della naturalità, Stefania Rossini è arrivata al suo terzo libro, Fare di necessità virtù, e con la semplicità illuminata di chi è riuscito a inventarsi il quotidiano nato dalla necessità, racconta la sua storia.
“Dovevamo far quadrare il bilancio familiare, con l’unico stipendio di mio marito, operaio in fabbrica, un mutuo da pagare e tre bambini da far crescere. Io lavoravo in una salumeria, ma la baby sitter mi sarebbe costata più di quello che guadagnavo, e quindi ho scelto per forza di restare a casa, anche se mi sentivo la classica fallita senza un lavoro. Stavo ore e ore a zappare, piantare, raccogliere nell’orto, che era quello che con mio marito avevamo sempre sognato insieme fin dai tempi del fidanzamento, seguire il ciclo della natura e cercare di trarne più frutti possibili, come facevano i nostri nonni, senza tante contaminazioni e alterazioni. Così ho cominciato a fare le cose da sola.
Come è uscita dalla dimensione di casalinga per arrivare ai libri?
Per caso. Anzi, per necessità. Nostra figlia, dopo la prima vaccinazione, si è ammalata di dermatite atopica, e nessuna medicina riusciva a farla stare meglio. In un mese avevamo fatto fuori tutto lo stipendio di mio marito, ed ero disperata, per la malattia e per i soldi ormai finiti, quando una signora mi ha regalato una crema consigliandomi di provarla… be’, in una settimana sono passate le lesioni e il prurito, e da allora la bimba è stata sempre bene. Quella crema “miracolosa” l’aveva fatta da lei, con olio extravergine di oliva, cera d’api e qualche goccia di olio essenziale bio, e da lì mi è scattata la voglia di documentarmi per saperne di più, e imparare a fare da sola… Prima di tutto, ho imparato a usare il computer, poco, perché io sono la classica ignorante, ma al minimo basico ci sono arrivata, e mi sono messa subito a cercare su internet tutto quello che mi serviva. Così, con grande soddisfazione, ho fatto i primi esperimenti con le erbe del mio orto, e per condividerli ho aperto un blog, natural-mente-stefy, da subito molto seguito, con suggerimenti, confronti, scambi di ricette e consigli. E poi è arrivata una piccola casa editrice, L’età dell’Acquario, che mi ha proposto di scriverne un libro.
E adesso è arrivata al terzo, e di certo altri ne verranno, perché le sue ricette e i suoi esperimenti non finiscono…
Mah, mi sembra tutto così ancora incredibile! Mi fa piacere aver diffuso una certa filosofia della vita, e che la gente cominci a seguirla, anche se molti non sono ancora pronti. Mi vedono come una “strana”, che utilizza ingredienti poveri come le patate, il pane raffermo, la polenta; che realizza in casa farine, lieviti, la preziosa pasta madre, dolcificanti, conserve, marmellate; che cucina succulenti piatti vegetariani, vegani e senza glutine, facendo a meno di ingredienti introvabili o troppo cari, nel circolo virtuoso dell’auto-produzione, del riutilizzo e dello scambio, riuscendo a risparmiare denaro e guadagnare tempo, che è forse il bene più prezioso di cui disponiamo.
Qual è stato, in assoluto, il suo primo esperimento?
La pasta madre, per fare il pane in casa senza adoperare il lievito di birra. Volevo cominciare a bandire le cose chimiche, iniziando dal cibo, e poi dai cosmetici e dalle medicine. No, non voglio tornare al medio evo, ma a una più sana concezione della vita. Se mangiamo meglio, stiamo meglio e ci ammaliamo meno. Nella nostra famiglia non mangiamo carne o pesce perché non vogliamo animali uccisi per noi, che hanno sofferto per la loro morte, e quella sofferenza gli rimane nella pelle. Di prodotti animali, prendiamo solo le uova delle nostre galline, e il miele deposto dalle api. I prodotti naturali possono dare il supporto di vitamine e proteine che ci servono. Cucinare è un atto d’amore, un modo per occuparsi della felicità e del benessere di chi ci sta vicino, oltre che di noi stessi. Da questo semplice principio discende tutto il resto. Se amiamo la vita e coloro che la condividono con noi, non potremo utilizzare in cucina ingredienti scadenti o dannosi, o che siano il risultato di una catena di azioni che abbiano impoverito la Terra di risorse preziose e privato gli uomini della salute e della dignità.
Fare di necessità virtù non è solo un libro di ricette culinarie…
Le ricette sono suggerimenti per vivere meglio. Si dice che esista pure quella della felicità, ma non l’abbiamo ancora scoperta… io potevo scrivere solo ricette per la pasta alle erbe profumate, gli sformati di verdure o le torte di frutta, seguendo un filone che adesso va molto di moda e fa vendere molto, ma a me piace condividere tutte le mie esperienze anche fuori dalla cucina, anche quelle del risparmio, del riutilizzo degli indumenti smessi che possono rinascere a nuova vita, dell’ottenere a costo zero piante per l’orto o anche sul balcone, del razionalizzare tempi e prodotti per le pulizie di casa. E il piacere di riscoprire l’economia del baratto, non tanto per scambiare oggetti, ma per condividere valori, saperi e solidarietà.
I suoi figli come vivono questo “laboratorio” delle invenzioni?
Per loro è tutto assolutamente naturale, perché hanno sempre vissuto così. E poi, il mio laboratorio è la cucina, e magari mi aiutano a impastare o infornare: di certo si divertono di più che a stare ore e ore davanti alla tv o ai giochi del computer. E’ importante trasmettere loro l’amore per le cose semplici, il rispetto e la consapevolezza di quello che ci può dare la terra, i valori che possono aiutarle a crescere in modo sano e consapevole. Anche questo è un modo di seminare… e come nei miei libri, mi piace trasmettere l’idea del fare, piuttosto che del comprare.
Lucia Castagna

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