Lo Zibaldone
Sole, cuore, amore
Patrizia Violi esplora a tutto tondo la letteratura rosa, dando dignità a quello che è sempre stato considerato sottogenere minore
di MONICA MENNA
Breve storia della letteratura rosa (Graphe.it 2020) è un tascabile interessante e maneggevole che compie un approfondito excursus nella narrativa femminile. Autrice è Patrizia Violi, giornalista con all’attivo le collaborazioni con La Lettura del Corriere della Sera, La 27ma Ora, Futura e già autrice dei libri: Love.com (Emmabooks), Una mamma da url, Affari d’amore (Baldini&Castoldi), La vigilia di Natale (Graphe.it) e L’amore è una bugia (Giunti).
Si parte dalle origini della letteratura sentimentale, con accenno all’archetipo di Cenerentola, per arrivare alle eroine dei nostri giorni (si pensi a Bella di Twilight, Anastasia in Cinquanta sfumature di grigio o ancora Carry Bradshaw di Sex and the city, Bridget Jones dell’omonimo diario) nate dalle pagine dei libri e trasposte poi in fortunati film e serie di successo.
Il pregio dell’opera di Violi è mostrare ai lettori quanto la letteratura rosa, per anni bistrattata e considerata di serie B, si sia rivelata invece un’incredibile fucina di best seller. Si legge che nel solo “2019, fra cartaceo e digitale siano stati acquistati due milioni e mezzo di libri che raccontano l’amore”.
Nelle storie struggenti ed appassionate da sempre le lettrici si rispecchiano, sognando amori grandi, eterni, nella certezza che il lieto fine sia assicurato. A ben riflettere la letteratura rosa accompagna la vita di noi donne dall’infanzia. Le nostre nonne, le nostre madri hanno, almeno una volta nella loro vita, avuto sul comodino un romanzo d’amore. Ed ogni epoca ha avuto il suo romanzo rosa a rispecchiare fedelmente tempi e condizione femminili. Siamo state svezzate tutte noi con “Piccole donne” di Louise May Alcott.
Approfondiamo quindi, tramite Violi, i dettagli dello storytelling sentimentale: dai romanzi di appendice di Carolina Invernizio, all’erotismo di Cinquanta sfumature, alla fan fiction come After di Anna Todd, passando attraverso classici come Pamela di Richardson.
Non mancano poi accenni alla letteratura straniera. Si racconta ad esempio delle opere del francese Delly (sotto il cui pseudonimo si celavano i fratelli Jeanne-Marie e Frédéric Petitjean vissuti tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento) o della regina del rosa inglese Barbara Cartland. Di quest’ultima Violi ci racconta anche il divertente aneddoto che la vede legata alla scrittrice anglosassone da lei stessa intervistata nel 1989.
Presente anche un capitolo dedicato alla letteratura rosa del dopoguerra. Si legge: “Uscite dall’orrore del conflitto mondiale le donne italiane hanno più che mai voglia di sognare, di immaginare all’orizzonte felicità e amore. C’è inoltre molta curiosità verso lo stile di vita oltreoceano e il mondo patinato del cinema: Hollywood e gli amori delle star fanno fantasticare”. Ed è così che vedono la luce i cineromazi (antenati dei fotoromanzi).
Immancabile la storia della casa editrice “Harlequin”, sorta nel 1949 in Canada dagli imprenditori Bonnycastle e Palmer, che conquista prima l’America, poi l’Europa a suon di love story. Nel 1981 sbarca anche in Italia dove prende vita la partnership con Mondadori. Nasce così Harmony che segna “l’inizio di un successo senza precedenti”.
Riassume perfettamente la scrittrice: “Il rosa piace perché è analgesico: rassicura, semplifica la realtà, fa sognare e sperare che i problemi alla fine si aggiusteranno”.
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