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Poesia

Sogni di carta

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di Gisella Blanco

La parola è una lenta, laboriosa ricerca di senso che giunge ben oltre il fonema e il lessema, lì dove visione e sensazione si incarnano nella sensoriale materia del reale: “Parole/racchiudono parole,/incerti limiti si confondono”. Non stupisce che la poesia giovanile di Cozzolino culmini nella scepsi idiosincratica agli assiomi (“parole non sono solo parole”) mostrandosi, contemporaneamente, evocativa delle grandi dicotomie esistenziali che attanagliano l’uomo liberandolo alla possibilità dell’esistenza: “Ora ascolta il tuo cuore,/separa il Vero dal Falso,/ed accendi questa notte:/dischiudi la Parola”. D’altronde se per l’autore “Gli sguardi sono silenziosi spazi/di parole adolescenti”, ci troveremo davanti a liriche che, come sottolinea Stefano Paolo Giussani nell’acuta prefazione, “non sono perfette” e questa loro imperfezione sarà la scintilla ideativa e creativa che caratterizzerà il verso nella sua forma sciolta, nei suoi echi leopardiani, nei suoi classicismi tra cui affiorano inattesi neologismi, nei topos che ricorrono dal titolo ai testi in un flusso semantico e gnoseologico unificante. “Mi domando se la tristezza,/fiore del male,/possiede una casa” è il simbolo della ricerca del germe d’incompiutezza che può dissolvere o temprare poiché “la notte non ama le stelle,/freddi germogli nel suo grembo/di sfumate verità” e toccherà all’individuo l’arduo compito di farsi viatico e illuminazione, calore e rivelazione, “paese dell’eterna giovinezza” di se stesso attraverso l’amore che tutto sospinge. Se una parvenza di incantata ingenuità affiora da questi versi d’esordio che pure non lesinano picchi di fervente disillusione (“Lacrime di sangue/Sulla notte/Ancora vergine”), sarà nell’ondulazione visiva e letterale delle strofe che si potrà riconoscere il vortice percettivo e visionario che non teme di nominare ripetutamente l’Infinito.

Sogni di carta

Carlo Alessio Cozzolino

Bertoni Editore,2021

73 pg, 14 uero

 

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