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Simone Weil – Attesa di Dio
di Giovanni Graziano Manca
Ciò che di Simon Weil scrive Alfonso Berardinelli («Accusata di tradimento dalla sinistra, fraintesa dalla destra, dimenticata dai manuali di filosofia. Eppure è uno dei maggiori pensatori del secolo») ci invita a scoprire (o riscoprire) l’opera della grande pensatrice. Tra i libri della filosofa parigina assume particolare rilievo “Attesa di Dio”, che la poetessa Cristina Campo definisce “un immenso libro”. La Weil di “Attesa di Dio”, stampato nel Febbraio u.s. in prima edizione dall’omonimo editore milanese nella collana Gli Adelphi, mette in luce una sensibilità estrema (scrive al gesuita Joseph Marie-Perrin che “tutti gli esseri umani ai quali mi è capitato di dare, con la mia amicizia, il potere di procurarmi facilmente delle sofferenze si siano divertiti talora a farlo, di frequente o di rado, consciamente o meno, ma tutti, qualche volta. Quando capivo che ne erano coscienti, prendevo un coltello e troncavo l’amicizia senza neppure avvertire l’interessato.”), una profondità di pensiero e di analisi non comuni, il suo rapporto con la religione insieme ai grandi temi della fede e dell’appartenenza alla Chiesa. Le sei lettere che costituiscono la prima parte dell’opera
vengono da Simone Weil inviate a Joseph-Marie Perrin insieme a cinque saggi (A proposito del Pater – À propos du Pater, autunno 1941; Forme dell’amore implicito di Dio – Formes de l’amour implicite de Dieu, aprile 1942; L’amore di Dio e la sventura – L’amour de Dieu et le malheur, aprile-maggio 1942; Riflessioni sul buon uso degli studi scolastici in vista dell’amore di Dio – Réflexions sur le bon usage des études scolaires en vue de l’amour de Dieu, primavera 1942; I tre figli di Noè e la storia della civiltà mediterranea
– Les trois fils de Noé et l’histoire de la avilisation méditerranéenne, 1942).
Quanto alle prime, in introduzione Maria Concetta Sala ne parla come di testimonianze toccanti di attenzione e di fiducia nei riguardi del padre gesuita. Le lettere a Perrin, scrive Sala, evidenziano un “troppo grande e forse pressoché insormontabile, nonostante una indubbia benevolenza”, divario tra Perrier e la filosofa, che “giudicava la propria fede e quella altrui dall’ “atteggiamento verso le cose di quaggiù”. Tra i saggi, “Forme dell’amore implicito di Dio” delinea i capisaldi della concezione religiosa di Weil,
“Riflessioni sul buon uso degli studi scolastici in vista dell’amore di Dio” fa chiarezza su ciò che il desiderio rappresenta nell’attività dello studio concepita come preparazione alla vita spirituale. In “L’amore di Dio e la sventura” si parla dell’impossibilità di accettare come la verità dell’umana condizione risieda nella sventura e di come l’essere umano sia soggetto interamente alle circostanze. Ancora con Maria Concetta Sala, possiamo ben dire che il libro pervade di luce la condizione umana in attesa e che l’accettazione, consapevole o meno, di questo stato di attesa “prelude a quella follia radiosa e irradiante da cui Simone Weil si lasciò contagiare insieme ad altre filatrici d’inesprimibile.”
Simone Weil – Attesa di Dio – 352 pagg., euro 14, Adelphi edizioni, Milano 2024.
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