Lo Zibaldone
Siamo noi gli eroi invisibili dell’era social
Quante volte abbiamo esclamato, o ci siamo sentiti dire, “Sempre attaccato a quel telefono! Mi ascolti quando parlo?” ed io aggiungerei, “Mi vedi?”. Già perché si dà il caso che sia la tecnologia a delineare i confini della nostra personalità, o, peggio ancora, a sfumare i contorni del nostro corpo, fino a farlo scomparire del tutto, proprio come succede ai quattro protagonisti di “Absence”, il primo capitolo della trilogia Young Adult di Chiara Panzuti.
Faith, Jared, Scott e Christabel sono le giovanissime pedine di questo “gioco dei quattro” – come recita il sottotitolo del libro – al cui capo c’è una sorta di divinità pagana, l’Illusionista, che come un burattinaio muove le fila di questa insolita storia. I quattro adolescenti, residenti a Londra ma mai entrati in contatto l’uno con l’altra prima d’ora, sono le vittime predestinate di quello che appare a tutti gli effetti come un incantesimo: il loro corpo, di punto in bianco, scompare, e con esso tutto ciò che li riguarda. Genitori, amici, fratelli, insegnanti, nessuno li può vedere, nessuno li può sentire e soprattutto nessuno si ricorda di loro, come se non fossero mai esistiti. Per scoprire la verità saranno costretti ad intraprendere un viaggio oltre i confini dell’Europa, ma non saranno soli, perché come ogni gioco che si rispetti ci saranno degli aiutanti ma anche dei pericolosi nemici.
«La gente ha paura e ignora quello che non capisce», dice Jared a Faith, ed ha ragione, niente di più vero e niente di più attuale: Chiara Panzuti ha scelto di muoversi in un terreno tanto ostico quanto necessario, perché il tema dell’invisibilità è stato spesso indagato e analizzato nella storia della letteratura internazionale, ma ormai siamo giunti allo step successivo, quello dell’ ”invisibilità da social network”. Risucchiati dallo schermo di un cellulare, distratti dalle notifiche, dai messaggi, da una vita virtuale che ci propone infinite possibilità, un’alternativa alla banale quotidianità, abbiamo perso il nostro sguardo critico sul mondo: non ci accorgiamo di chi ci siede accanto, ignoriamo le grida di aiuto, ci omologhiamo a quel sentire comune che filtra attraverso le immagini di Instagram, Facebook o Twitter. Quando scatta l’allarme? Solo nel momento in cui non siamo necessari, quando il ricordo non è più memoria di un passato reale, ma diventa breve scintilla di un presente che fugge e scappa, che non si ferma a riflettere e a valutare. Ci siamo abituati all’indifferenza, siamo anestetizzati dall’automatismo, l’interrelazione ci costa una fatica enorme, il confronto è azzerato.
Chiara Panzuti affronta un tema importante, e lo fa con una penna lucida e una storia avvincente: si addentra nei meandri delle dipendenze virtuali, analizzando ciò che resta di una vita che appare sempre più anonima e schiava del progresso.
Absence. Il gioco dei quattro
Chiara Panzuti
Fazi, 2017
335 p. 15€

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