Lo Zibaldone
Si chiamerà Futura
SI CHIAMERA’ FUTURA, Antologia a cura di Filippo Tapparelli, Gianluca Morozzi, Eugenio Fallarino, Eliselle (Elisa Guidelli) e Luca Ferrari e Clelia Pulcinelli, BookTribu
Sei racconti che parlano di una distanza che si è posta verso il passato, grazie a un nuovo sguardo rivolto al futuro. Si chiamerà Futura è un’antologia edita da BookTribu, casa editrice bolognese, a cui hanno partecipato il premio Calvino Filippo Tapparelli, il prolifico Gianluca Morozzi, il docente di scrittura creativa Eugenio Fallarino, la scrittrice modenese Eliselle (Elisa Guidelli) e gli esordienti Luca Ferrari e Clelia Pulcinelli.
Nella prefazione, scritta dalla curatrice dell’antologia Riccarda Dalbuoni, trova spazio l’obiettivo dell’opera: “La riflessione su un momento storico che ha stravolto ritmi quotidiani, aspettative e approcci fra gli uomini, al di là degli studi e della saggistica, viene proposta oggi da sei scrittori che hanno creato storie con al centro una visione che può appartenere a molti di noi: interpretare quel nostro sguardo forse in certi momenti smarrito, ma poi inevitabilmente rivolto al futuro, è il senso profondo di queste pagine. La voglia e il bisogno di riappropriarsi del tempo a partire da una frattura che ha cambiato la vita, è il filo sotterraneo che attraversa e lega i racconti”.
Filippo Tapparelli scrive di una fame d’aria che, se provata, cambia il modo di respirare la vita. Per Eliselle il limitare tra impegno appassionato e burnout sfocia in un buio, da cui il risveglio coincide con rinnovamento. Eugenio Fallarino crea una coscienza del sé che a forza di vedersi vivere nella replicazione sempre uguale dei giorni e dei gesti, si riappropria della libertà di scelta e di cambiamento. Gianluca Morozzi ci chiede quale sia il tempo della felicità e cosa comporti averne contezza. Clelia Pulcinelli indaga su cosa sia successo, nei mesi della quarantena, nel microcosmo familiare dove la convivenza forzata ha compromesso gli spazi individuali e ha creato nuove dimensioni domestiche. Luca Ferrari propone un personaggio che per mestiere tratta con il dolore altrui e rimane slegato a chi per parentela, amicizia e conoscenza interseca la sua vita, ma poi diventa capace di un nuovo afflato di empatia verso una sconosciuta.
“L’idea di questa antologia – spiega la curatrice nella prefazione – è nata quando il sentimento del tempo presente e futuro è stato obbligato a pensare a un domani apparso d’un colpo diverso, rimandato, sospeso. E il presente compresso all’oggi, all’attesa che passasse qualcosa di collettivo più grande di noi. Un tempo lungo o corto, ciascuno di noi lo ha guardato percependone lo scorrere in modo nuovo. Questa antologia parla del conto che si è presentato e dell’effetto che ha fatto sul cambiamento verso sé e verso l’altro. Sono storie in cui il tempo perduto, sprecato, beffato dalle inezie della vita, ma anche il tempo dedicato per amore o amicizia, non hanno restituzione, ed è questa consapevolezza, del tutto nuova per i protagonisti, che fa agire e rivalutare quel bene, finalmente da capitalizzare in altro modo. In tutti i racconti, lo sguardo ha bisogno del suo tempo per farsi nuovo e prendere una direzione diversa. Gli autori, attraverso personaggi che si interrogano nell’intimo, rimandano al lettore la possibilità, o forse la responsabilità, di farlo a sua volta, ma senza postulati né risposte pronte”.
L’antologia, oltre ai racconti, propone interviste ai sei autori, redatte da Riccarda Dalbuoni: si tratta di conversazioni con gli scrittori e le scrittrici che parlano del rifugio nella parola, della funzione che la scrittura ha nella vita, assieme alla lettura. Filippo Tapparelli racconta le sue attività zen per stancare la mente, Gianluca Morozzi ripercorre la sua vocazione alla scrittura, iniziata da giovanissimo, Eliselle spiega il suo obiettivo di indagare le figure femminili sia nella storia sia nella contemporaneità, Eugenio Fallarino sottolinea la necessità dell’ascolto prima della scrittura, Luca Ferrari, da avvocato penalista, travasa nella scrittura l’incontro con la parte oscura dell’umanità e Clelia Pulcinelli racconta che la scrittura dà voce alle storie che continuamente e senza sforzo le girano nella testa.
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