Varia
Sguardo a terra, la Terra in 80 tombini
Lo sguardo si sposta, la curiosità non si arresta, l’immagine si mostra – piccola ma nitida – con la luna e le stelle oppure con nuvole che sovrastano alberi affidando il tutto «a un tratto immateriale, quasi di ispirazione chagalliana con quei piccoli oggetti cadenti». Tutto fa pensare che lo sguardo si sia spostato verso il cielo ma la lettura del libro (lettura del testo e osservazione delle ottanta tavole) ci spiega come invece gli occhi si siano rivolti a terra, al metallo che troviamo sotto le nostre scarpe – o sotto le gomme della nostra bicicletta, poiché si comincia e si finisce in una pista ciclabile – quando camminiamo per le strade del mondo, dall’America (la luna e le stelle sono su un tombino di New Orleans) all’Asia. Gli alberi e le nuvole sono infatti su un tombino-caditoia di Seoul e l’autore del libro (rettore dell’Università di Roma Tre e docente di Composizione Architettonica e Urbana) in questo, come in altri casi, non manca di fornire dettagli su aspetti tecnici e costruttivi rilevando come questi tombini siano «disegnati con cura e alquanto singolari per il taglio laser sulla lamiera liscia».
Parafrasando Leonardo da Vinci, possiamo dire che dopo aver guardato il cielo (perché là siamo stati con le suggestioni della Louisiana e della Corea) ritorniamo a camminare sulla terra e, dopo aver volato in altri continenti, torniamo in Europa, al tombino più autoreferenziale tra gli ottanta presentati: un’orma, una sagoma del piede (realizzata con la classica lastra antiscivolo ad imitazione dei solchi scolpiti nella para delle scarpe invernali) che calpesta la “caditoia-memorandum” posizionata all’ingresso delle Poste centrali di Oslo. Questo di Oslo non è l’unico esemplare norvegese ad essere presente nel volume (ed è importante puntualizzare come il libro non presenti fotografie dei tombini bensì riproduzioni degli acrilici su tela dipinti in stile precisionista da Panizza ed esposti recentemente al Goethe-Institut di Roma) perché «se in Oriente, per la ricchezza grafica e l’espressività simbolica, il paradiso del tombino è il Giappone, in Occidente è la Norvegia a imporsi» con una doverosa menzione particolare per come a Bergen il quartiere Bryggen sia stato rappresentato con la precisione di un incisore. Facciate, infissi aggettanti… eccezionale abilità e pare quasi di vedere i colori, nonostante la monocromaticità del materiale metallico! Colori veri – e smaglianti – sono invece presenti sul tombino “RUBIK CUBISM” ispirato all’omonimo cubo e rinvenuto in via Montenapoleone a Milano: i tombini italiani non mancano nelle ottanta tavole e il viaggio ha come tappa conclusiva (… ma Panizza aggiunge «almeno per ora»!) quella Novi Ligure che dal 2003 ospita il Museo dei Campionissimi. Un tombino con la sagoma di un ciclista in onore di Fausto Coppi e Costante Girardengo.
MARIO PANIZZA
Il giro del mondo in 80 tombini
Mancosu Editore, 2015
pp. 192, euro 16,00
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