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Semafori Rossi di Gianna Radiconcini

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L’autrice di “Semafori rossi” (La Lepre edizioni) è staffetta partigiana a 17 anni, ha militato prima nel partito d’azione e poi in quello repubblicano; affermata e stimata giornalista è stata la prima corrispondente donna per la RAI in Europa dove, da convinta europeista, ha raccontato agli italiani cosa succedeva a Bruxelles. Ma in “Semafori rossi” non troviamo il racconto di “questa vita” bensì la storia, solo in parte autobiografica, di una donna forte e determinata ma, allo stesso tempo, vittima della prepotenza maschile e delle ingiustizie che, per tanti anni, la società e il diritto riservavano a quelle donne che rivendicavano il diritto alla parità, nella vita e nel lavoro.
È uno di quei libri che si leggono “tutto d’un fiato”. Una storia avvincente che narra, in modo talmente semplice da sembrare superficiale, vicende drammatiche; che descrive, con estrema chiarezza, i sentimenti profondi, spesso confusi o ambigui, dei protagonisti e i tratti nascosti di una società perbenista e crudele nella quale però ci sono anche tanti “buoni”, senza i quali sarebbe impossibile non soccombere.
La parte più strettamente autobiografica racconta la vicenda dell’autrice, costretta a nascondere, fino allo sfinimento, una gravidanza che, se rivelata, avrebbe comportato una denuncia per adulterio e la perdita del lavoro. il resto del libro è un viaggio romanzato, vissuto in prima persona dall’autrice ma col distacco tipico del giornalista, tra relazioni sentimentali a volte “pericolose”, amicizie sincere e profonde, ménage familiare e vita lavorativa della protagonista, una donna senza nome che vuole vivere la propria vita da persona libera e vuole affermare il proprio ruolo in una società che, però, non glielo consente. E l’ostacolo principale, aldilà delle leggi e dei costumi, sono gli uomini: mariti, amati, superiori e a volte colleghi di lavoro che mal sopportano questa sua volontà di realizzazione. Ma anche qui si incontrano uomini buoni e giusti che però, ahimè, non sempre sono quelli amati.

Fabrizio De Pascale

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