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Re Lear al Vascello di Roma

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Una riscrittura di Marco Isidori del Re Lear di William Shakespeare in scena  dall’11 al 16 dicembre 2018 al Teatro Vascello di Roma
Shakespeare tra il passato e il presente, sempre all’insegna dell’amore, con una riscrittura che diventa, così come è stata concepita nell’originale, una grande metafora scenica degli inciampi della vecchiezza umana. Ma è anche grande storia familiare, così come grande è lo scenario delle limitazioni relative alla sordità naturale della nostra condizione di viventi. Re Lear e la sua tragedia è tutto questo e anche molto altro. In “Lear, schiavo d’amore”, riscritto e diretto da Marco Isidori, si respira una spazialità scenografica particolare, le cui contraddittorie caratteristiche strutturali sono esaltate e potenziate da un impegno drammaturgico all’insegna della dimensione epica del racconto del Bardo. Le situazioni dello sviluppo storico vengono accompagnate in sequenza, sottolineandole e contrappuntandone le fasi climatiche, da una serie di trasformazioni di tutto il panorama scenografico, stupefacenti per effetto visivo, ma, quel che più conta, per l’estrema aderenza della loro misura iconica alle intenzioni/intuizioni generali della regia. Oggi, scegliere Shakespeare in qualità di autore, eleggerlo a depositario nonché garante di una sensibilità che contenga e rappresenti il nostro presente, significa saperne restituire l’infinita complessità dei nodi tragici (non dimenticando, però, i supremi momenti del grottesco), con la semplicità lineare propria di un processo di “sottrazione”, la quale, sfrondando anche spietatamente i rami pleonastici del plot, possa restituire allo spettatore moderno, quel ritmo essenziale, fisiologicamente/magicamente affine al lavorìo cardiaco, quella musicalità interna alla misura del verso shakespeariano, bagaglio indispensabile perché la messa in scena di uno dei capolavori indiscussi del poeta inglese, abbia adesso, per noi, oggi, un valido motivo per inverarsi quale compiuto e necessario fatto teatrale.

Dice lo stesso Isidori: “Amore è la richiesta generale della specie alla specie; […] siamo/stiamo tutti proni davanti agli allettamenti del cuore, i quali sempre cerchiamo di fiutare a cannella; indiscutibilmente. Ciò giustifica in pieno anche il titolo deliberatamente fotoromantico di quest’ultimo spettacolo. La poesia di Shakespeare, questo è palese, gode di un’estrema permeabilità, il suo bilanciatissimo gioco linguistico permette che la si possa agevolmente abitare senza temere catastrofi semantiche; […] non ci si è potuti semplicemente limitare ad una traduzione, l’abbiamo dovuto riscrivere in rapporto obbligato, direi quasi sotto dettatura della mano dispotica che la nostra idea di Teatro impone alle variabili iconiche e drammaturgiche che andranno a comporre la realtà ultima della messa in scena”.

Con:

Maria Luisa Abate – Gonerilla, Gloucester

Paolo Oricco – Edmondo, Edgardo/Tom

Batty La Val – Regana, Matto

Francesca Rolli – Cordelia

Vittorio Berger – Albany/Cornovaglia

Eduardo Botto – Kent

Nevena Vujic’ – Jolly

l’Isi – Lear

Assistente alla regia: Marzia Scarteddu

Tecniche: Sabina Abate, Fabio Bonfanti, Loris Spanu

Luci: Francesco Dell’Elba,

Scene e costumi: Daniela Dal Cin

Regia: Marco Isidori

Coproduzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa e Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Città di Torino

https://www.teatrovascello.it/default.htm

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