Articoli
Primi passi della filosofia
di Francesco Roat
Le qualità di un genio come Pavel A. Florenskij (1882-1937) ‒ ingegnere, fisico, matematico, filosofo, teologo, epistemologo, semiologo, nonché emerito studioso di estetica ‒ affiorano anche dai suoi scritti minori, come i testi dei due cicli di lezioni intorno ai Primi passi della filosofia, tenute presso l’Accademia teologica di Mosca nel periodo 1908-1909 e recentemente tradotte in italiano e pubblicate dalla Casa Editrice Mimesis.
Emerge in primo luogo da tali lezioni la grande capacità pedagogica del Nostro, oltre al suo stile discorsivo: niente affatto manualistico, ma teso a favorire l’iniziazione dell’uditorio ad un processo riflessivo, attivo (non quindi meramente recettivo) e financo creativo. La lezione infatti ‒ secondo Florenskij ‒ non ha come fine l’informare i discenti intorno a questo o quel complesso di conoscenze e teorie, bensì il formarli/avviarli al lavoro scientifico. Essa, in altri termini: “deve innanzitutto offrire l’«innesco», l’avvio, il lievito dell’attività intellettuale”. Un’ulteriore peculiarità caratterizza inoltre queste insolite lezioni: l’antidogmatismo quale antidoto contro l’assolutismo categorico del logos e della sua saccenza. Non per nulla, sulle soglie del Novecento, il Nostro ha il coraggio di dire, a mo’ di inesausto stimolo critico: “La nostra epoca scruta inquieta ogni stabilizzazione teorica del pensiero”. E di sottolineare il rischio implicito che sta: “nell’affidarsi alla quiete di una concezione razionalistica del mondo!”.
Tornando al tema delle lezioni qui presentate, è bene premettere che è la filosofia occidentale è nata nel VI secolo a.C. a Mileto: una colonia greca dell’Asia Minore, sorta sulle coste della penisola anatolica. Come altresì tutti sanno, a Talete viene unanimemente riconosciuto il ruolo di padre della filosofia, nonché di fondatore della cosiddetta scuola ionica, di cui fecero parte anche Anassimandro e Anassimene. Florenskij tuttavia non si limita ad un’esposizione nozionistica, ma da autentico insegnante inizia col rifiutare la semplificazione banalizzatrice di molti manuali adottati nei licei (nel secolo scorso, ma anche oggi), secondo i quali i primi filosofi si orientarono verso la ricerca del principio originario (archè) o causa primigenia da cui ogni cosa deriva e a cui tutto finisce per tornare, individuando ‒ ingenuamente ‒ tale principio nell’acqua (Talete), nell’illimitato/indeterminato (Anassimandro) e nell’aria (Anassimene).
Tale schematismo riduttivo ‒ nota l’arguto docente russo ‒ implica purtroppo l’idea fuorviante: “che la filosofia fosse nata dal nulla e che l’intelletto dei primi filosofi si presentasse come una tabula rasa”. Niente di più errato, per Florenskij, che ritiene piuttosto la filosofia discendere in un certo senso geneticamente dalla religione e dall’antica mitologia. La filosofia ionica gli appare dunque ben lungi dal porsi come una “datità originaria” o un nuovo modo di pensare, bensì quale “il frutto maturo di una cultura plurisecolare”.
Essendo convinto che il politeismo greco non fosse costituito da individualità nettamente distinte ‒il divino senza volto e senza personalità si mostrava in volti diversi, ora nell’uno ora nell’altro” ‒ e ritenendo di poter identificare l’antico dio Zeus (il signore del cielo) con il fratello Poseidone (il signore del mare), egli li ritiene entrambi “mutazioni del medesimo dio” o principio divino. Si ripropone allora, dopo essere transitato dalla religiosità alla filosofia, il tema dell’archè, o diversamente riformulato, quello “della nascita delle cose dall’acqua-cielo”. Certo, per il religioso Talete il fondamento di tutte le cose è da ricondursi all’acqua. Però di un’acqua divina, originaria, si tratta. Ne emerge l’idea filosofica di sostanza/essenza, di ciò che sta alla base di tutto, ovvero di ciò che è costitutivo d’ogni realtà. Penso sia semplicemente felice la definizione che Florenskij propone per sciogliere la dicotomia (contraddizione) tra fisica e metafisica o tra materialità e spiritualità che sorge con l’affacciarsi dell’idea di un archè quale acqua. “Il divino è soltanto il lato interno dell’acqua; l’acqua la visibilità esterna del divino”.
Pavel A. Florenskij, Primi passi della filosofia. Lezioni sull’origine della filosofia occidentale, Mimesis 2022, pp. 257, euro 22,00

You must be logged in to post a comment Login