Poesia
Poco Più Vuoto
“Poco più vuoto” di Andreas Georgallides (Casa Editrice Kimerik, 2020 pp.87 € 14.00) è un poema concepito nel richiamo esistenzialista, sostenuto dall’iscrizione epigrammatica delle espressioni, nella riservatezza della testimonianza poetica, delineato nella componente schiva e consapevole della solitudine, intorno alla tensione dell’inquietudine. La poesia ispira nell’indizio vitale del pensiero filosofico la visione del presente oltre il contesto funzionale del passato, la semantica e lo stato conoscitivo delle parole, nella loro pura essenza di significato. I testi, lapidari e asciutti, annotano il respiro del tempo, si appoggiano sull’esperienza sensibile della riflessione e circondano nella introversa contemplazione della coscienza l’indistinta intesa cromatica delle emozioni. La concezione causale e deterministica della realtà si incrocia con la caducità delle vicende umane, con la convinzione poetica della meditazione incisiva e dell’elevata linearità linguistica. La centralità del soggetto intimo è una fondamentale componente delle poesie di Andreas Georgallides, l’uomo valutato come sostanza ontologica nel criterio di ragionevolezza e nella misura della verità oltre gli elementi contingenti della saggezza fenomenica e la determinazione empirica del limite. La suggestione onirica ed enigmatica dei versi esorta l’attività mentale e intellettuale alla ricerca di ogni attinente denominazione dei contenuti spirituali, diffonde l’effetto stilistico di un’arte in chiaroscuro, inclinando il rilievo dei contrasti emozionali, sfumando l’incantesimo nitido della chiarezza compositiva, svelando l’infinito e indifeso viaggio umano, la percezione etica dell’essere, l’analisi del senso e delle possibilità dell’uomo. “Poco più vuoto” oltrepassa l’assoluta mancanza della materia indicando nella conoscenza la costruzione di un’essenzialità immutabile, oltre la relazione intermittente delle occasioni, affronta la devastazione del disequilibrio nichilista sostenendo lo strumento di ogni seducente armonia del mondo. Andreas Georgallides decifra il predicato mutevole delle ombre, la vertigine interiore, comprende l’ascolto attento e profondo del dubbio, riconduce le variazioni dell’anima a una consistenza istintiva, lungo il sentiero sapiente dell’identità. Il desiderio umano delle parole confessa il tentativo di risvegliare la volontà inquieta, di varcare il confine dell’intervallo metafisico, di superare l’incompletezza e l’irreversibilità del silenzio, riconducendo lo spazio temporale nella fragile oscillazione di ogni motivazione mediatrice del sentimento.
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