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Perchè leggere libri che spaventano?

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di Claudia Valenti

Leggere un libro giallo, noir o horror, in fondo, è come bere una tazzina di caffè rigorosamente amaro. Sono letture specifiche, mirate, diverse e dal sapore forte. E, tra i lettori, c’è chi le ama e chi proprio non le può avvicinare.

Solitamente, chi beve il caffè amaro ne è un vero e proprio appassionato. Ma perché lo beve? Possibile che gli piaccia quel sapore deciso? Alcune persone lo amano proprio per quello che sentono quando lo sorseggiano dalla tazzina bollente. Altre invece lo adorano per il gusto che gli rimane in bocca dopo averlo ingoiato tutto d’un sorso. Lo stesso vale per questo genere di libri.

I lettori che amano i gialli, i noir, e specialmente gli horror, si suddividono in queste due categorie.

Ai primi piace il momento della lettura. Amano leggere storie di questo genere, perché sono avvincenti: tenuti sospesi dalle parole dell’autore, i lettori sono continuamente insinuati nel dubbio ed avvolti dal senso di attesa riguardo agli sviluppi narrativi. Si sentono talmente coinvolti da quello che leggono che, per l’enorme curiosità, fanno fatica a chiudere il libro senza averlo prima finito. In più molti apprezzano la carica adrenalinica che questo tipo di storie si porta dietro: fanno paura, perché raccontano eventi improvvisi, situazioni fuori controllo e colpi di scena, che provocano in chi li legge continue scariche di adrenalina. E sono molti quelli che, avendo magari una vita relativamente calma, hanno voglia di cercare qualcosa di pauroso ed eccitante, che gli stimoli il sistema nervoso con emozioni forti. Come c’è chi sceglie di praticare sport estremi, c’è chi sfoglia questo genere di libri.

La seconda categoria di lettori invece legge i gialli, i noir o gli horror per ciò che gli rimane dopo. Ovvero per il fatto che, chiuso il libro, paradossalmente, si sentono rassicurati. Attraverso questo genere di letture infatti, riescono a dare forma alle loro paure, personificandole: nelle storie più realistiche, ad esempio, in ladri, assassini o catastrofi naturali; in quelle più fantastiche in fantasmi, zombie, mostri o licantropi. Grazie all’effetto catartico di queste narrazioni, i lettori si trovano ad avere l’opportunità di dare sfogo alle loro sensazioni più brutali, ad affrontarle e quindi ad esorcizzarle. Questo perché riescono a rivivere le loro paure in maniera indiretta, poiché non le vivono sulla loro pelle, ma su quella di personaggi fittizi e, sapendo così di essere intoccabili, ne escono senza nemmeno un graffio, seppur inevitabilmente scossi. Ma anche perché riescono a dare un senso alle loro angosce: incanalando il male in una storia, hanno meno paura, poiché lo rendono spiegabile in una sequenza di atti, responsabilità e conseguenze. L’inquietudine viene posta in un universo comprensibile in una maniera che è, appunto, rassicurante. Un giallo, un noir, un horror iniziano sempre con qualcosa che non è a posto, che ancora non si conosce, che va dipanato, per arrivare ad un finale in cui, generalmente, tutto si scopre, si svela e finalmente si sistema. I lettori, restituiti alla vita di tutti i giorni, riescono così a lasciarsi alle spalle le loro paure, avendole limitate temporalmente nel tempo della lettura e spazialmente in quel luogo altro, di finzione, dove tutto si è consumato, e possono tornare alla loro normale esistenza tirando un sospiro di sollievo.

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