Lo Zibaldone
Passioni critiche
di Elisabetta Castiglioni
Dov’è finito il nostro spirito critico in una società che va veloce come la luce? In un momento storico in cui vince la velocità nello svolgere azioni (soprattutto virtuali tecnologicamente parlando) senza fermarsi un secondo a pensare, ecco in arrivo, fresco di stampa, un libro che ci permette di frenare la nostra impulsività – soprattutto quella di pseudo opinionisti cinematografici (i social media e Internet hanno permesso anche questo, in mezzo a violenze verbali di post e alle manie un tantino schizofreniche dei copia-incolla dagli autori veri) – per scoprire un mondo che alla riflessione, dettata da uno strutturato metodo di giudizio, sposa la passione, quella istintiva, sincera, vera, che scorre nella memoria personale ancora prima che in un immaginario collettivo rinchiuso in un percorso da manuali di storia. “Passioni critiche”, sottotitolo “I film della vita”, è già nel titolo una garanzia: non si scrive se non si è animati da una motivazione del cuore, e in questo caso di una visione collegata ad un cervello emotivo. Franco Montini e Piero Spila – da decenni “compari” di cultura viva in anteprima, hanno raccolto i lavori di 46 critici “veri”, loro compresi, apparsi in “Cinecritica”, rivista del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici, comparso in una rubrica dove gli autori sceglievano e scrivevano di un film attraverso la ragione di un personale coinvolgimento che ne aveva segnato il proprio percorso esistenziale. Si ha molto da imparare in questo libro proprio attraverso le pillole che ogni sera possono essere prese sul comodino con la lettura di un’opera diversa, non solo per paragonare il proprio giudizio a quello dello spettatore-critico, ma per riscoprire magari – a distanza di anni, un film che si era troppo o troppo poco considerato. Si passa da Chaplin a Truffaut, da Scorsese a Pasolini, da Lattuada a Brass, da Citti a Ermanno Olmi, ma il libro ci invita anche a ripercorrere il nostro passato di cinefili per comprendere quanto abbiamo apprezzato all’interno di una sala cinematografica. Se è vero che la selezione operata dagli “ultrasessantenni” (appositamente prescelti per motivi generazionali) rimanda a rincorse nei cinema d’essai per godere di pellicole inedite e introvabili in una società dove a malapena, per stimolare la fruizione passio-cognitiva, iniziavano ad esservi le televisioni private in alternativa, è pur vero che i film di cui si parla possono costituire un unicum, non trattandosi esclusivamente di capolavori ma di opere che hanno segnato i battiti di un cuore o gli affanni di una mente spettatoriale, quindi pregni di una cadenza emotiva tout court che in gergo teatrale si potrebbe definire presenza scenica o in linguaggio letterario si chiama scrittura o stile narrativo. Piace o non piace, coinvolge o non coinvolge: l’importante è che al posto di “bello” o brutto”, “mi piace” o non mi piace” si riesca ad esprimere un parere. E questo fa la differenza tra la conoscenza approssimativa dell’usa e getta di oggi e la metodologia della critica di un tempo. Anzi forse, la fa proprio il tempo con il suo scandire non più yogico ma stressato, non più silenzioso ma ricco di iperboli e sovrastrutture inutili al cervello disossigenato. Guardare, respirare, provare, ricordare: questi sono i quattro verbi che vengono subito a galla dopo la lettura, anche solo di qualche pagina – e di chiavi di lettura ce ne sono tante in questo manuale di saggezza sentimentale – ma il messaggio che fuoriesce è singolare e propositivo: fornire agli spettatori (qui lettori) dell’oggi e del domani degli esempi di come approcciarsi, anche solo emotivamente a un film. Se è facile acquistare un DVD introvabile a differenza del passato – come fa notare Montini – per poi accantonarlo e rimandare a un domani che mai ne vedrà la fruizione, deve diventare invece una missione attuare un altro tipo di consumismo, quello del ragionamento critico di un film: vederlo, assaporarlo, discuterne, condividerne le impressioni con gli amici e rimandare allo stesso, quasi fosse una “case history” magari proprio all’interno di speech aziendali. Scrivere, di getto o di logica, di ciò che si vede – sia esso un film, una mostra d’arte, uno spettacolo teatrale o un concerto – può essere un metodo per essere più insieme in un mondo oramai isolazionista e può eliminare i branchi di pecore che seguono leader “sculturati” per ritrovare se stessi e dialogare in maniera costruttiva. Il cinema può fare questo, se la fruizione giusta, se c’è entusiasmo e un minimo di “passione critica”. E questo volume, edito da Edizioni Sabinae, anche se rimanda ad un passato che non c’è più, può essere considerato una molla per una ripartenza della critica cinematografica del futuro.
Lasciando la porta aperta alla curiosità sui titoli di film, è infine doverosa la menzione di tutti i contributors all’opera, storiche guide spirituali di un’epoca nello sprono dei lettori della terza pagina dei giornali a recarsi al cinema. Si tratta di: Michele Anselmi, Adriano Aprà, Vito Attolini, Alberto Barbera, Vittorio Boarini, Sauro Borelli, Orio Caldiron, Valerio Caprara, Claudio Carabba, Alberto Castellano, Adriano De Grandis, Oreste De Fornari, Francesco Di Pace, Fabio Ferzetti, Bruno Fornara, Giuseppe Ghigi, Michele Gottardi, Oscar Iarussi, Franco La Magna, Alessandra Levantesi Kezich, Massimo Marchelli, Andrea Martini, Emanuela Martini, Stefano Masi, Tullio Masoni, Paolo Mereghetti, Franco Montini, Sergio Naitza, Roberto Nepoti, Gianni Olla, Alberto Pezzotta, Patrizia Pistagnesi, Ranieri Polese, Maurizio Porro, Piero Pruzzo, Roberto Pugliese, Gabriele Rizza, Alfredo Rossi, Giovanni Maria Rossi, Claver Salizzato, Mario Sesti, Silvana Silvestri, Piero Spila, Giorgio Tinazzi, Bruno Torri, Aldo Vigan.
PASSIONI CRITICHE
I film della vita
Curatori: Franco Montini, Piero Spila
Editore: Edizioni Sabinae
Anno edizione: 2021
208 p., ill. , Brossura
Prezzo: € 14,00
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