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Parma, Capitale della Cultura 2020, rende omaggio a Vincent van Gogh
di Alessandra Sofisti
Il Palazzo Dalla Rosa Prati è un edificio neoclassico situato in strada al Duomo 7 a Parma, a fianco del Battistero. Fu edificato in epoca medievale; i documenti testimoniano la sua esistenza già nel 1222. Nel XV secolo l’edificio fu acquistato dalla nobile famiglia Prati, i cui membri nel XVII secolo furono insigniti del titolo di marchesi di Collecchio.Durante il governo di Ranuccio I Farnese, la figlia del marchese Marcello Prati sposò il marchese Pier Luigi Dalla Rosa, che aggiunse al proprio cognome anche quello della consorte, dando così origine al casato dei Dalla Rosa Prati. Nella seconda metà del XVIII secolo il palazzo fu completamente ristrutturato, conferendo alla facciata l’attuale aspetto.
Oggi l’edificio, ancora appartenente ai discendenti della famiglia, completamente restaurato, contiene un residence di lusso, un caffè, alcune sale meeting e un interessante percorso espositivo che permette, tramite l’utilizzo di tecnologie multimediali avanzate, di amplificare la forza comunicativa dei contenuti, impiegando contemporaneamente diversi canali, quello visivo delle immagini, quello uditivo dei suoni e della musica, quello sensoriale degli oggetti e degli ambienti ricostruiti.
L’omaggio che la città di Parma dedica a Vincent Van Gogh, la mostra è stata inaugurata il 31 gennaio e terminerà il 26 aprile, avvolge e trasporta il visitatore in un viaggio virtuale alla scoperta dell’artista e dell’uomo. Novità assoluta, unica nel suo genere, è lo spazio dedicato agli “Amici di Vincent Van Gogh”, denominato “la stanza segreta”, dove sono esposte alcune opere originali, tutte inedite al grande pubblico, perchè provenienti da collezioni private.
Di grande suggestione ed impatto è la ricostruzione della camera ad Arles, che racconta la quotidianità di Van Gogh con il letto di legno, l’ attaccapanni con appesi alcuni indumenti e il celebre cappello di paglia con cui l’artista si era ritratto nel 1887. Dalla parete contigua al letto, invece, incombono un autoritratto del pittore, il ritratto di una sconosciuta e due stampe giapponesi, genere di cui Vincent era un ardente appassionato. Sulla parete di fondo è appeso invece un paesaggio. Dell’opera pittorica esistono tre versioni: la prima, ad Amsterdam, fu eseguita nell’ottobre 1888, mentre le seconde sono particolarmente interessanti, perché van Gogh le realizzò durante il volontario ricovero al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence.
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