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Cinema

“Nostalgia” di Mario Martone: gli occhi di Napoli

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di LOREDANA SIMONETTI

Rimorsi e rimpianti viaggiano e s’inseguono lungo il percorso della nostalgia. È preferibile un rimpianto ad un rimorso, ma la nostalgia non fa sconti e ripropone sempre, a chi è particolarmente sensibile o l’uno o l’altro. Questo è il filo conduttore del film Nostalgia di Mario Martone.

In un silenzioso panorama di sguardi, che fa molto più chiasso di quello che si può immaginare, torna a Napoli dopo quarant’anni Felice, uno scugnizzo napoletano fuggito a quindici anni all’estero per rifarsi una vita, lontano dalla camorra e dalla galera sicura.

Diventa un importante imprenditore in Egitto, musulmano praticante e con una moglie bellissima. La nostalgia del suo paese d’origine lo riporta a Napoli, tra l’angoscia e il nostalgico pensiero rivolto alla mamma, pochi giorni prima dalla sua morte.

La nostalgia è come un cappio, lo cattura, lo lega, lo costringe a non andarsene, anche se la città fa di tutto per fargli capire che non è più il benvenuto.  Don Luigi, il parroco che combatte la camorra accogliendo i ragazzi per dare loro nuove prospettiva di vita, ascolta Felice e la sua storia, rendendosi depositario dei rimorsi del giovane uomo e di un’amicizia adolescenziale con Oreste, il “maluommo” temuto da tutta Napoli.

Pierfrancesco Favino non smette di sorprendere nelle sue interpretazioni; il suo personaggio legato alla lingua araba, lentamente si trasforma ritornando al dialetto napoletano e il timore iniziale di essere tornato a Napoli svolta verso un diritto di confidenza con la città ormai acquisito. L’intero cast è di altissimo livello, con Tommaso Ragno nella parte di Oreste e Francesco di Leva in quella di Don Luigi.

Un film diretto con grande attenzione ai particolari e alle luci di Napoli.

Resta il dubbio feroce se sia meglio che la nostalgia rimanga una carezza triste da conservare per tutta la vita o se vada manifestata agli occhi della gente con lo stato d’animo puro di un’emozione profonda, aspettandosi che chi è rimasto a Napoli, in tutti quegli anni, lo possa capire.

 

 

 

 

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