Musica
Non avrai altro Dio all’infuori di me spesso mi ha fatto pensare
Libro dal titolo interminabile, come certi film degli anni Settanta, in fondo va pure bene, ché Fabrizio De Andrè pubblicò La buona novella proprio nel 1970, periodo in cui ci chiedemmo in molti (non io ché avevo solo 10 anni) quanto fosse opportuno parlare di religione, di vangelo, di argomenti legati alla sfera privata mentre tutto intorno gridava contestazione al potere. De Andrè aveva (come sempre) la risposta giusta: voglio salvare il cristianesimo dal cattolicesimo, raccontare l’epopea del primo rivoluzionario, far capire come si possa lottare contro il potere con le armi della vera fede. I vangeli apocrifi stanno alla base dell’operazione culturale, non falsi badate bene, apocrifi, ergo non accettati dalla Chiesa, non scritti dagli Evangelisti del potere, ma voci controcorrente che narrano la vita di Cristo, l’infanzia di Maria, il matrimonio con Giuseppe, da un punto di vista umano, meno enfatico, persino più vero. La buona novella è un piccolo capolavoro della letteratura italiana, perché come dice Vecchioni le parole di De Andrè reggono benissimo senza musica, sono poesia pura, scritta per un disco che anticipa i tempi. Giampiero Reverberi è l’anima musicale del progetto, inserendo accanto alla semplice chitarra di De Andrè gente come Mauro Pagani, Franz Di Cioccio e Franco Mussida, persino il violino di Angelo Branduardi e la chitarra di Maurizio Fabrizio. La buona novella non è certo un disco confessionale, ma è un lavoro colto e profondo di ricerca sulla religiosità più vera, un approfondimento laico su tematiche taciute dai vangeli ufficiali e una versione tutta personale della morte di Cristo. La buona novella è un disco di pura protesta sessantottina, anche se ai tempi se ne resero conto in pochi, relegandolo tra le cose minori di un autore introverso e cupo che stava venendo alla ribalta canzone dopo canzone. Pure io che amo visceralmente De Andrè ho faticato a capirlo, così come ho avuto qualche problema – adesso superato – con le sonorità liguri di Creuza de ma. Bene ha fatto Mario Bonanno a dedicare a questo concept-album fondamentale del Maestro genovese un saggio accurato che raccoglie parte critica e testimonianze, sviscerando ogni canzone e i loro sottotesti oltre a registrare pareri e opinioni di chi ha collaborato a un’operazione importante, di sicuro non solo commerciale.
Mario Bonanno
Non avrai altro Dio all’infuori di me spesso mi ha fatto pensare
La buona novella di Fabrizio De Andrè, 50 anni dopo
Stampa Alternativa Euro 15 – Pag. 130

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