Nanni Cagnone, Ex animo

di Augusto Ficele

Alterando il celebre aforisma di Albert Einstein, sono sicuro dell’infinità di due cose: la stupidità umana e la poesia di Nanni Cagnone. Escluso dai canoni più ristretti della poesia italiana del secondo Novecento, da tempo, senza presunzione, possiamo considerarlo il più valido poeta contemporaneo. Arroccato a Bomarzo, classe 1939, può sembrare un auto esiliato, a guisa dell’ultimo Hölderlin, o un monaco sornione, tuttavia ciò che conta è la sua profonda intelligenza del ritmo che riesce a diffondere nel verso. Prima di tutto bisogna dar merito a Marco Albertazzi, fondatore de La Finestra Editrice, per aver incluso nella sua raffinata collana una figura poetica così invisibile e al contempo così necessaria nel panorama inflazionato del mercato editoriale. La raccolta Ex animo cerca l’informe senza ambire ad alcuna soluzione, c’è sapienza senza predicazione, la parola si crogiola un attimo prima della compiutezza, «ospitare l’ignoto / o lasciarsi assalire» è un inno allo spirito delle retrovie, perché facciano cadere al suolo la tromba del ritiro e possano stupirsi della fama sopraggiunta di indifesi. Cagnone si poggia sugli archetipi come se facesse una breve sosta su un masso di pietra, è un investigatore cieco di margini, linee grigie, interruzioni armoniche. Qualcosa è altrove e qualcosa è stata già predetta, si avverte un retaggio prima del mito, la proposta concettuale seduce perché altera la realtà, solo pensandola: «Cercando un vetro / d’assoluta trasparenza, / cosa come / un non-sentimento, / soffrire viottoli / intralci punti morti, / per consentire alfine / a un debole sfiorare. // Il diafano il traslucido / non sono introvabili, / ma opachi lontananti – / dan gravezza / al peso dello sguardo. // Quanti graffi sulla superficie, e lumi / spenti troppo presto – / ci vorrebbe un caso / una rima, una / stupefazione breve, / una giornata il cui gelo / non venga sprecato».

Nanni Cagnone,

Ex animo

pp. 96, euro 18,00

La Finestra Editrice, 2020