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Lo Zibaldone

Michela Zanarella: “La filosofia del sole”

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di Fiorella Cappelli


Sospesa, tra Terra e cielo, attraversando la luce senza mai perdere memoria su ciò che siamo e la ragione per la quale ci è stata donata la vita, la “Filosofia del Sole”, ultima Silloge di Michela Zanarella, è pregna di contenuti profondi per il tramite di versi liberi, privi di rime e schemi, pronti a spaziare nei due universi, quello celeste e quello umano, mettendoli in relazione tra loro; una scelta che caratterizza lo stile poetico della poetessa, quella del verso libero e che, come sostiene il filologo, critico letterario e studioso storico della lingua italiana, Pier Vincenzo Mengaldo [...soltanto considerando l’opera lirica nella sua completezza, e non il singolo verso, si potrà valutare la sua appartenenza alla categoria della poesia libera.] Quello che il lettore avverte da subito è la sensazione di essere calamitato da versi freschi e puliti, nel loro significante e significato, l’essere avvolto in una sinfonia di ritmi (suoni) evocati da figure retoriche di parola, alternate a concetti elaborati attraverso figure retoriche di pensiero e di senso di notevole valenza, pronte a stimolare attimi emozionali. “L’umanità” affiora nella materialità ed esteriorità del corpo: pelle, carne, spalle, mani, dita, labbra, ciglia, occhi e nella sua interiorità corporea: ossa, tendini, arterie, cuore, sangue e, veicolando attraverso i cinque sensi, si fonde con la natura e i suoi elementi accomunando radici all’anima, percorrendo il tempo, il suo silenzio attraverso lo sguardo: “...l’incanto delle ciglia/soccorrere l’orizzonte appena svegli/gli occhi dettano il principio dell’aurora/non sanno se avere la pretesa di chiedere luce/.../...o l’indecenza d’infrangere l’attesa del sole/invadendo il silenzio/con un plenilunio di sguardi/“.
La luce è. Affiora discreta, fievole, fioca come un respiro “...una luce che si aggrappa alla sera/e chiedersi quanto ci sia di noi/fuori dal corpo.../“ per poi divenire “...un’eco di luce/quasi una foschia di inizio estate/capace di sfamare l’anima/“ e ancora: “... fuori c’è un sole che ti ama/mentre l’estate preme alle caviglie.../“. Ed eccola, “La Filosofia del Sole”, verso dopo verso scorrere come attimi di contemplato esistere e rinnovate emozioni attraversare la notte e il giorno in un ciclo di vita continuo. Così le liriche, prive del titolo, pagina dopo pagina si “legano” le une alle altre come il tempo all’amore, l’ombra alla luce, il cielo alla Terra abbattono confini, scoprono orizzonti, inventano percorsi, tracciano nuovi cammini in un viaggio immaginario, attraverso vibrazioni che alimentano il respiro dell’anima e fanno rinascere “... il lato vitale delle cose/sa quasi di placenta azzurra/e di quei mattini che bramano sole/dopo una veglia alla luna...”/. Eccola, l’intensità abissale della Zanarella nella sua capacità di farci pervenire, al contempo, la vitalità di un respiro quando scrive: “... lo capite ora che siamo vento/tra una nuvola le cose e le rose.../“.
Concludo, in totale accordo con quanto riportato nella prefazione al libro da Dante Maffia: “... riesce a captare essenze che altrimenti si sarebbero disperse, riesce a dare della poesia che lascia strascichi ed echi nel lettore, non passa come una folata di vento”.
Fiorella Cappelli

La Filosofia del Sole
Michela Zanarella
Edizioni Ensemble, 2020
pp.58 Euro 12

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