Narrativa
Medusa – Un romanzo che percorre le strade imprevedibili della follia
Al mare con gli Obsoleti si fanno molte passeggiate.
Estraggo la Vigorsol e il culo parlante mi rifila un minchia guardi.
Il tuo culo parlante, rispondo sbocciando la gomma fra pollice e medio.
Cos’hai detto?, chiede abbassando gli occhiali da sole.
Ho detto che guardo il tuo culo parlante, dico richiudendo la tasca, vuoi una Vigorsol alla menta edizione deluxe?
Il linguaggio è il filtro attraverso il quale ogni persona descrive la realtà che la circonda. Un filtro che dice molto della persona che lo utilizza, poiché il filtro è costruito attraverso la formazione culturale dell’individuo. E tra i tanti motivi per cui la lingua di Medusa colpisce, il filtro usato è, a mio parere, il più interessante. Luca Bernardi in questo esordio letterario decide di spiazzare fin da subito il lettore con un linguaggio che, sin dall’incipit, si mostra sorprendente non solo per la qualità linguistica, ma anche per la sua forma e significato.
Già dall’incipit, riportato in alto, si possono trarre alcuni spunti sulla personalità del protagonista, che narra in prima persona e che quindi propone la sua personale visione della realtà che lo circonda. Gli Obsoleti, sarà più chiaro in seguito, sono i genitori e in generale tutta la generazione a cui i genitori appartengono. Non ci sono dubbi sulla ragazza attraente che viene definita “culo parlante”. Potrebbe, in partenza, sembrare un lessico sarcastico e fintamente giovanile, e certamente c’è una componente di ironia, ma non è mai retorico. L’obiettivo è raccontare di relazioni frammentate, una sorta di caleidoscopio umano in cui tutti sono vicini a tutti, almeno fra gli appartenenti a una classe medio-alto borghese, ma solo perché costretti dal costume e dalla necessità di essere gruppo. La soddisfazione dei bisogni materiali è la ragione primaria di questi legami, ed è evidente negli appellativi usati per identificare gruppi generici, come quelli sopra citati e in altri ancora. Non si tratta di conoscenze effimere legate esclusivamente al luogo vacanziero; “parlanti”, Obsoleti e altri comprimari sono persone conosciute anche in Trentino, residenza abituale del protagonista. Lo sfilacciamento dei rapporti e la loro fragilità diventa quindi ancora più evidente nel momento in cui si comprende la vicinanza dei vari soggetti anche al di fuori del periodo estivo.
Pur proveniente da una famiglia benestante e rispettabile, l’io narrante è una figura alienata, che mal si relaziona al resto delle persone. La sua a-socialità abbraccia una visione più ampia, che include il resto del creato. Il Dizionario Semiologico Abissale al quale sta lavorando, un “dizionario del garrito, del bramito, del frinito del nitrito e del gracchio”, intende dare credito proprio “a tutti gli essere traditi dalla natura”, quasi a volersi ulteriormente allontanare dall’umanità che lo circonda e lo costringe una serie di legami posticci e superflui.
È una conseguenza quasi naturale che il protagonista si perda in una serie di allucinazioni. La narrazione in prima persona confonde ulteriormente la percezione del lettore, rendendo reali e animate anche creature, gli “alieni”, che si nutrono di sentimenti. Se i rapporti sociali sono frammentati e il reale si sfilaccia, allora i sentimenti fuggono verso entità che ne hanno bisogno per il loro sostentamento; in contrapposizione all’essere umano, per il quale sono superflui. E in perfetto spirito borghese, gli alieni pagano per quello che ricevono, secondo un preciso tariffario e facendo prezzi ad hoc a seconda della richiesta. Basta offrirsi o offrire una vittima sacrificale per il pagamento e le loro cannucce aspireranno via il ricordo, facendolo perdere di consistenza. Rapido e indolore.
La realtà di questo romanzo dice molto anche sull’autore e sul suo modo di osservare la realtà di una generazione a lui coetanea. La frattura lessicale è propria solo del protagonista, ma quello che viene descritto è, come si diceva, frammentato. Ogni personaggio è una scheggia che può mescolarsi indifferentemente con molte altre schegge senza creare legami. Pezzi di vetro in un caleidoscopio, spinti esclusivamente da desideri bassi o effimeri. Il tutto sembra voler mettere in ridicolo una serie di situazioni se non reali quantomeno verosimili e proprie dei rapporti umani degli ultimi anni. Nel romanzo i Social Network non sono mai neanche considerati, ma la rappresentazione delle relazioni che Bernardi dà in Medusa sembra combaciare con le teorie apocalittiche sulla rete come causa della fine delle relazioni umane. Il tono ridicolo, l’evidente alienazione e la visione della realtà di una mente disturbata come quella del narratore ribaltano la visione. Il narratore è chiaramente distaccato dalla realtà e incapace di coglierne il tessuto e le sue regole, facendo quindi pensare che l’autore non condivida le teorie più pessimiste in proposito. Come si diceva in partenza, l’oggetto narrativo di un filtro linguistico è chi lo utilizza.
In conclusione, Medusa è un’opera che ha nel linguaggio il suo punto di forza perché è attraverso di esso che riesce a caratterizzare il suo protagonista, mantenendosi innovativo rispetto ad altri esperimenti del novecento in cui è stato il flusso di coscienza a portare il lettore al centro dei pensieri di una mente disturbata (viene in mente Discesa all’inferno di Doris Lessing, tra gli altri). In questo senso, Medusa è un titolo che si inserisce in una letteratura del nuovo millennio e che, in futuro, potrebbe essere incluso in ogni elenco di “classici”.
Luca Bernardi
Medusa
Tunuè, 2016
pp.136, Euro 12,00
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