Lo Zibaldone
Margherita Hack si racconta
Questo mese è approdata nell’Isola dei libri Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica, prima donna a dirigere un Osservatorio astronomico in Italia, che con noi parla del suo ultimo appassionante libro, edito da Ediciclo, “La mia vita in bicicletta”.
di Susanna Mancinotti
Margherita Hack, che vive a Trieste, dove ha insegnato all’università fino al 1997, divenendo in seguito professore emerito di astronomia, ha pubblicato lavori di ricerca, testi universitari e libri di divulgazione scientifica, che hanno riscosso un grande successo. Ne La mia vita in bicicletta ripercorre con accenti garbati, ironici e appassionati la sua vita: il periodo universitario, il secondo conflitto mondiale, l’amore per Aldo che, prima di diventare suo marito, fu un grande amico d’infanzia, la passione per l’atletica e per il ciclismo, la carriera, l’impegno culturale e politico, l’attenzione verso l’ambiente e l’affetto per gli animali.
Ha molti libri in casa?
Eh! Sì! Ce ne sono parecchi, più di ventimila.
Quando le è nata la passione per la bicicletta?
Da bambina, avevo meno di dieci anni, e quando incontravo qualcuno la prima domanda che gli facevo era sempre la stessa “Sei per Binda o per Guerra?”. Io ero per Binda, mentre Aldo, che aveva due anni più di me, era per Guerra.
Nel suo libro parla anche della teosofia.
Sì perché i miei genitori credevano in questa filosofia indiana, che proclamava il rispetto di tutti gli esseri viventi, per cui imponeva il divieto di cibarsi di carne o di pesce. Per questo motivo io sono vegetariana fin dalla nascita. Era una filosofia che trovava molte adesioni soprattutto nella borghesia intellettuale e laica di fine Ottocento e inizio Novecento. Io non la condividevo per molti aspetti, però era eccellente il suo fondamento basilare che dichiarava l’uguaglianza di tutti gli esseri umani senza distinzione di razza, di sesso, di lingua, di religione e di condizioni sociali.
Le sue idee politiche le crearono dei problemi da ragazza?
Sì, durante l’ultimo anno di liceo. Avremmo dovuto affrontare il terribile esame di maturità e io la mattina mi alzavo mezz’ora prima del solito, per ripassare le materie, per prepararmi con calma e non dovermi poi affannare negli ultimi giorni, come facevano quasi tutti i miei compagni che si tenevano su a forza di caffè e simpamina. Poi accadde che un giorno, durante l’intervallo, cominciò un’accanita discussione con alcune mie compagne. La Germania aveva invaso Danimarca, Olanda, Belgio e io stigmatizzavo questa prepotenza nazista contro piccole nazioni neutrali, l’alleanza con Hitler e le vergognose leggi razziali. Fui così accusata di antifascismo e denunciata come disfattista. Il consiglio dei professori mi sospese per venti giorni e mi dette sette in condotta, il che voleva dire che non avrei potuto fare gli esami perché col sette in condotta sarei dovuta andare a ottobre in tutte le materie. E mi era andata bene perché un mio coetaneo, che aveva avuto una vicenda quasi identica alla mia, era stato espulso da tutte le scuole del regno. Il 10 giugno del ’40 l’Italia entrò in guerra accanto al grande amico e alleato tedesco, contro la Francia e la Gran Bretagna. Anche i giovani appena diciottenni avrebbero potuto essere chiamati alle armi e perciò fu deciso di abolire gli esami di maturità e promuovere o bocciare in base ai voti dello scrutinio. Fu così che passai con la media del sette, eppure mi dispiacque un po’, perché da mesi mi stavo preparando per quegli esami.
Lei ha sempre amato molto la natura e gli animali.
Sì e proprio facendo una bella passeggiata in bicicletta, a contatto con la natura o nuotando, mi è spesso capitato di avere le intuizioni migliori riguardo al mio lavoro e alle mie ricerche.
C’è un libro che ha avuto per lei un particolare significato?
Certo, La montagna incantata di Thomas Mann.
Ricorda qualche libro che ha amato quando era bambina?
Pinocchio e in genere i libri d’avventura.
Quali libri oggi preferisce?
Romanzi e saggi, ma il tempo che ho per leggerli è poco, perché ne ho tanti di libri da scrivere.
Se si trovasse su un’isola deserta e avesse trovato, fra i relitti di una nave tantissimi libri, quale libro sceglierebbe per vincere la solitudine, la paura e la fame?
Li sceglierei tutti, perché non avrei altro da fare.
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