Lo Zibaldone
Ma liberaci dal male
Intrigante, colto, originale, il romanzo d’esordio di Costantino D’Orazio “Ma liberaci dal male” (edito da Sperling & Kupfer) arricchisce un filone narrativo, che alla suspense propria di un thriller coniuga il fascino del viaggio, alla scoperta di capolavori d’arte.
E non poteva che essere altrimenti, per uno dei più brillanti storici dell’arte, autore di numerosi saggi, che sa abilmente condurci alla ricerca di tesori, a volte nascosti, sia in programmi televisivi che radiofonici.
Questa volta D’Orazio, lanciandosi un’ulteriore sfida, ci lascia guidare da una giovane donna, in fuga, di nome Virginia, abbreviato in Vivi, protagonista del suo romanzo.
Tutto comincia nei pressi del monumento simbolo di Roma, il Colosseo, in un giorno di pioggia battente. Da qui la donna si dirige verso il convento dei Santi Quattro Coronati, dove intende entrare come postulante.
Il tema del ritiro monastico, che tanto spesso nelle opere letterarie, ha evocato l’ alone del mistero insolubile, qui è dovuto al desiderio della protagonista di placare l’ inquietudine che l’accompagna; a causa di un passato di bambina orfana di madre, morta suicida.
La scrittura di D’Orazio, così agile, sa anche indugiare sui dettagli ed essere così minuziosamente descrittiva, da essere simile ad una sceneggiatura di un film.
La “trama” è la storia di Vivì, che si snoda attraverso i ricordi di lei da piccola, con una sequenza di flash back, che ricostruiscono il suo passato e che, raccontati in prima persona ed evidenziati da un carattere tipografico diverso, si distaccano da quello che possiamo definire l’”ordito”; il presente della giovane che, entrando nel convento, scopre un mondo di preghiera e di regole, ma anche di ombre e incalzanti enigmi da sciogliere.
La passione per l’arte è la vera comprimaria nel romanzo. Vivì comincia da subito a leggere i testi che raccontano del valore storico dell’intero complesso monastico medievale, di cui già in parte era a conoscenza, grazie al racconto del padre, grande appassionato d’arte. E nel silenzio operoso della clausura tutti gli spazi del complesso; dalla chiesa, al refettorio, alla biblioteca, si animano di non pochi ritratti delle monache agostiniane che lo abitano: dalla più dolce Madre Superiora alla più intransigente sua vice, suor Maria Elisabetta; a suor Pepa, con il suo intercalare in spagnolo, a suor Maria Altea che, inconsapevolmente, svelerà a Vivì qualcosa del passato di sua madre. Un’ interessante carrellata di personaggi al femminile, cui si aggiunge un ambiguo padre spirituale, Padre Bruno e un giovane ricercatore, Andrea Rizzuto, che chiederà di poter essere ospitato nella foresteria del convento e sarà figura-chiave, perché andrà a scardinare l’apparente quiete della comunità monastica.
Ecco che a questo punto si fa strada la ragione principale, che ha indotto l’autore a scrivere di questo luogo; a sceglierlo per ambientarci un romanzo. Tutto nasce da una scoperta rivoluzionaria, avvenuta non oltre vent’anni fa. Nel salone in cui un tempo si trovava la stireria delle monache, era celato il ciclo di affreschi dell’ Aula Gotica; una testimonianza che ha costretto gli studiosi a riscrivere un importante capitolo della pittura medievale, di cui il libro svelerà segreti. In queste pagine si rivelano tutto lo stile, la passione e il gusto della ricerca propri dell’autore, che ci lascia ancora con il fiato sospeso, prima di scoprire il “cuore del male”, enigma inenarrabile, custodito nelle sale del convento.
Costantino d’Orazio
Ma liberaci dal male
Sperling & Kupfer, 2017
pp.301, Euro 16,90
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