Narrativa
L’uomo che non sono
Giovanni Tosi è un uomo comune. Il ritmo della sua vita è scandito dalla monotonia di gesti sempre uguali in un contesto, quello dell’entroterra milanese, che ingiallisce senza mai invecchiare. Le passeggiate in compagnia di Baffo, il fedele amico a quattro zampe; la colazione al bar insieme agli amici di sempre, quelli con cui, da bambini, si correva a perdifiato in mezzo ai campo di granturco. Tra questi Beppe che, ogni giorno, ricorda a Gió di “digitare quel numero di telefono”.
Un matrimonio fallito alle spalle e un lavoro presso un’azienda, la Edilstone, che non appaga affatto, ma che permette di mantenere un dignitoso tenore di vita. Una vita monotona che viene sconvolta dalla prematura morte di Beppe. Un cappio al collo per spegnere la propria esistenza e ricordare a Giovanni di digitare quel numero di telefono, concedendogli l’opportunità di cominciare a vivere quella vita che ogni uomo sogna. O forse no.
Già perché non tutti gli uomini desiderano viaggiare verso l’est europeo portando con sé una valigia dall’ignoto contenuto. E di soggiornare con il compito di non abbandonare mai la propria camera d’albergo sorvegliando costantemente un nuovo bagaglio appena affidatogli. I dubbi e le domande senza risposta che affollano la mente del protagonista si dissolvono nell’istante in cui quel viaggio, quella forzata solitudine, quei silenzi intorno al compito da assolvere per conto del signor V.S. vengono ricompensati con molte migliaia di euro.
Cifre alle quali Giovanni non è abituato e che gli faranno apprendere un altro modo di vivere. Torna a vivere a Milano, cambia look, indossa nuovi abiti, cura i denti, frequenta locali di lusso e assume cocaina al fianco di dissolute signorine della Milano bene.
Sogni a occhi aperti dai quali bruscamente si risveglia nel momento in cui Stefania, l’architetto della quale è invaghito, lascia intendere di non aver alcun interesse sentimentale verso un uomo cambiato nell’aspetto, ma ancora troppo lontano dalle sue aspettative.
È questa, senza dubbio, la chiave di volta di un romanzo che porta il lettore alla deriva, trascinato da un protagonista in continuo mutamento, che perde il contatto con la realtà e si affida al caso per poter svoltare una volta ancora. Fino all’evento finale che spiazza il lettore, ma non lo tradisce, grazie a una serie di indizi disseminati sapientemente dall’autrice lungo tutto l’arco narrativo e che rendono la storia della vita di Giovanni Tosi tutt’altro che ordinaria.
Cristina Bellon
L’uomo che non sono
Cairo editore, 2016

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